Il giallo di Caivano, parla la moglie dell’uomo accusato di violenze sulla figlia

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carab parco verde“Io chiedo solo giustizia per mio marito”. A parlare è la moglie dell’uomo che soccorse la piccola Fortuna, la bimba precipitata dal balcone al Parco Verde di Caivano e vittima di violenze sessuali prima del delitto. Arrestato il 24 dicembre 2014, l’uomo, è accusato di aver violentato la figlia dodicenne. Accuse che neanche la perizia di un professore ginecologo della Federico II, depositate qualche giorno fa, sembra non scagionare l’imputato dal reato attribuitogli. Negati gli arresti domiciliari mentre si indaga sulle centinaia di intercettazioni telefoniche che coinvolgono il Parco Verde. La moglie è stravolta, fatica a parlare. “Mi chiamarono in Tribunale. La bambina prima fu interrogata e dalle visita del medico nominato dal Tribunale risultò che mia figlia non era più vergine. Successivamente vennero a perquisire la mia casa e successivamente è venuto fuori che dalle registrazioni mia figlia diceva al padre “Mo no, mo no”. Hanno fatto sentire anche a me questa registrazione e sentivo la tv e questa frase. Dal 22 dicembre mio marito è in carcere”.
Lei ha chiesto una nuova perizia: qual è il risultato?

“La visita è stata fatta da un ginecologo della Federico II di Napoli ed io come madre volevo capire realmente come stava mia figlia, se davvero fosse stata violentata. Il ginecologo mi ha detto “Vostra figlia è vergine”. La perizia è stata depositata in Tribunale. Per ora i giudici non si sono pronunciati. Hanno comunque confermato l’arresto di mio marito. Gli sono stati negati i domiciliari”
Cosa è successo secondo lei?

“Io penso che c’è la prova che mia figlia è ancora vergine. Lei stessa mi dice e ha detto ai giudici “papà non mi ha toccato, non mi ha fatto niente”. Lo ha detto anche alle psicologhe in tribunale. Perché deve stare in carcere un innocente?
E le polemiche sulla modalità del soccorso?

“Mio marito quando scese giù e trovò la bambina a terra, ha preso la bambina e ha pensato a salvare la bimba. Non ha pensato a misurare la bambina, a dove stava la testa o a chiamare qualcuno. E’ corso subito e ha fermato la prima macchina che ha visto per portarla in ospedale. E’ un istinto umano. Io ho fiducia della magistratura. La magistratura deve indagare ma mio marito è innocente. Ha fatto un soccorso. Mia figlia è vergine, non ha subito alcuna violenza. Da quel 22 dicembre, giorno dell’arresto, la nostra vita è stravolta. Oggi mi appoggio dai miei genitori che mi stanno aiutando. Io sono morta dentro, era meglio che mi avessero ucciso. Una notizia così ha sconvolto la privacy di mia figlia che subisce i commenti delle persone al Parco Verde.:la gente sparla. Io chiedo solo giustizia”.
Le indagini su Fortuna, assistita dai legali Angelo e Sergio Pisani, e sulla 12enne abusata proseguono. L’uomo ora in carcere, è difeso dalla penalista Sabina Coppola, e “nega le accuse e le respinge con fermezza”.

A Natale, Don Patriciello, disse: “C’è un’aria terribile, i sospetti sono tanti. Ma noi vogliamo il colpevole, non un colpevole ad ogni costo. Una caccia alle streghe sarebbe un dramma nel dramma”, avverte don Patriciello. È stato un Natale difficile, per la comunità del Parco Verde di Caivano. La nebbia che avvolge la morte di Fortuna Loffredo, morta a soli sei anni cadendo giù da un palazzo proprio come accaduto, un anno prima, ad un altro bambino, Antonio Giglio, è ancora ben lungi dall’essere diradata. Ora l’arresto per pedofilia di un vicino di casa riavvolge il nastro dell’inchiesta sul caso Fortuna e lo riporta alla scena iniziale di questa storia carica di dolore”.

Fonte – Il sud online

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