Cardito, il prossimo 3 febbraio la festa patronale di S. Biagio: storia e tradizioni

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Biagio nacque a Sebaste, in Armenia, sul finire del III secolo dopo Cristo. Studiò medicina e intraprese la professione di medico, e medico sarebbe morto, se la popolazione della sua città non lo avesse voluto come vescovo, nonostante non fosse né consacrato né ordinato. Un po’ come Ambrogio, anche Biagio non volle accettare subito la carica a cui il popolo lo spingeva. Dopo un periodo però si fece convincere e assunse il ministero, non dimenticando però la sua vera natura. Cominciò così a compiere i suoi doveri vescovili, accompagnandoli con gli altrettanto importanti doveri di medico. Il neo vescovo curava le anime del suo gregge ma spesso, in maniera più terrena, ne curava anche i corpi.

charloteUn giorno una madre disperata corse al suo cospetto. Suo figlio aveva mangiato del pesce, una lisca gli si era conficcata in gola e ora stava soffocando. Biagio non perse tempo e corse al capezzale del giovane. L’istinto di medico ebbe presto il sopravvento e Biagio, invece di perdersi in inutili benedizioni e unzioni, prese un pezzo di pane e lo fece inghiottire al ragazzo. La mollica portò con sé la lisca e il figlio della disperata signora riprese a respirare normalmente. Con un metodo che aveva ben poco di miracoloso, Biagio aveva salvato una vita, come probabilmente aveva fatto spesso in passato e come, altrettanto probabilmente, avrebbe continuato a fare in futuro. Ma, vuoi perché come vescovo Biagio era già in odore di santità, vuoi perché, per sottintendere ai doveri dell’abito che indossava, prima di far ingoiare la mollica al ragazzo l’aveva benedetta facendogli il segno della croce, la fortunata madre cominciò a gridare al miracolo. Biagio ovviamente minimizzò e tornò ai suoi doveri.

Ma notizie eccezionali come un miracolo fanno presto a passare di bocca in bocca e a diffondersi a macchia d’olio fra tutto il popolo. E presto giunsero alle orecchie sbagliate, quelle di Agricola, prefetto di Diocleziano per l’Armenia. Agricola non apprezzava che la fama di un qualunque vescovo si accrescesse così a dismisura e decise, con una scusa, di convocare il vescovo Biagio. Trovandoselo davanti, non si sa perché, Agricola decise che era meglio eliminarlo per evitare che il popolo ne facesse un santo. Detto, fatto, lo fece scorticare con pettini da cardatori e poi decapitare.

Come altri prima di lui, anche Agricola fece male i suoi conti. Biagio a breve divenne un martire e poi un santo, il Santo protettore dei cardatori e dei materassai (onore dovuto allo strumento che era stato usato per martirizzarlo). In più, in ricordo dell’episodio del bambino e della lisca di pesce, il 3 febbraio, giorno della festa di San Biagio, si usa mangiare del pane benedetto e farsi benedire la gola toccandola con due candele incrociate.

Ogni località d’Italia usa commemorare in modo diverso questo Santo, ad esempio, a Milano si usa mangiare il panettone proprio il 3 febbraio, a Nardò, in Puglia, si commemora con dell’olio benedetto, a Lamezia terme con del vino, mentre qui a Napoli, specificamente a Cardito, si commemora oltre che in chiesa con dell’olio benedetto, anche nelle vie, dove  si vendono i tortanetti di San Biagio, ovvero dei veri e propri torroni bianchi di forma circolare, proprio per simboleggiare il collare del santo.san biagio

I MAESTRI PASTICCIERI Antonio e Giampiero Castaldo, della Pasticceria Charlot di Cardito, continuano la tradizione Carditese, producendo i Tortanetti di san Biagio, solo con ingredienti naturali e di ottima qualità,  ovvero un torrone bianco e friabile, di forma circolare,  con il ripieno di mandorle e ricoperto di osta bianca.

Il tipico dolce della festa padronale da anni è sempre presente nelle case carditesi, e tradizionalmente viene regalato ad amici e conoscenti di altre località, i festeggiamenti  del protettore della gola si tengono come ogni anno a Cardito il 3 Febbraio nel santuario.

Il tortanetto , spiega Giampiero Castaldo:  “è un dolce semplice fatto di materie prime d’eccezione, gesti antichi e mani sapienti, senza sottovalutarne  le proprietà salutari che danno le mandorle intere i il miele”.

Fonte – Nanotv

 

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Pasquale Gallo, nella comunicazione da più di vent’anni, ha studiato Marketing e Quality e cura diverse campagne pubblicitarie regionali. Giornalista pubblicista dal 2007, ha sempre scritto di sport, partendo da testate cartacee come Cronache di Napoli, Il Roma e Il Partenopeo, entrando nel web fondando Pianetanapoli nel 2006. Ad oggi oltre ad essere editore di Zona Calcio, portale e trasmissione radiofonica, collabora con TuttoCasertana e Capri Event Tv. Nel 2015 fonda IlgiornalediCaivano.it che non è solo un progetto editoriale, ma un vero punto di riferimento per l’intera cittadinanza con un continuo interagire attraverso email e social network.

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