Don Patriciello parla della morte di Schiavone

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Carmine Schiavone, un boss pentito “con la nostalgia di Dio”. Don Maurizio Patriciello, il prete della ‘Terra dei fuochi” in prima linea nel contrasto alla camorra, lungi dal volere fare una riabilitazione del pentito morto ieri 22 febbraio in seguito ad un infarto (“ha fatto tanto male”, sottolinea), racconta il suo legame particolare con il collaboratore di giustizia. Due anni fa – racconta all’Adnkronos don Patriciello – scrissi a Schiavone per dirgli che, così come si era reso complice del male, ci desse un aiuto concreto per fare il bene”.

La lettera indirizzata al boss iniziava con un ‘Carmine, fratello’. “L’averlo chiamato ‘fratello’ lo colpì molto – racconta don Patriciello. Me lo disse lui stesso successivamente”. Il prete della Terra dei fuochi e il pentito Schiavone si sono anche incontrati: “in quell’occasione – racconta – gli donai la croce di legno che tenevo al collo perché anche nel mafioso più irriducibile c’è una piccola parte che ha nostalgia di Dio. Era così anche per Schiavone che parlava di Dio e del Papa”.

Don Patriciello parla anche della collaborazione offerta da Schiavone nel corso dell’audizione del 1997 davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo di rifiuti. Verbali oggi desecretati. “Penso che il suo contributo sia stato efficace – dice don Patriciello -. Quando ci incontrammo mi disse che si era reso responsabile di tante morti ma che, sulla questione dei rifiuti, non aveva compreso la portata enorme delle azioni che portava avanti. E io gli ho creduto”.

Una sorta di pentimento per il tanto male fatto? “Difficile dirlo con certezza, ma forse, in qualche modo, un ravvedimento da parte sua c’è stato – dice il prete della Terra dei Fuochi -. Diceva di provare un affetto per Papa Francesco. Carmine Schiavone ha fatto tanto male, ma ho pregato per la sua anima”.

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