Origini di Pascarola, le famiglie nobili e la demografia…

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Un nuovo “appuntamento” con la storia dei nostri territori ci porta a parlare ancora una volta di Pascarola. Secondo il libro “Origini di Pascarola” di Giacinto Libertino, tra il ‘700 e l’ 800, la cittadina era considerata importante per diverse ragioni. Innanzitutto era dominata da famiglie nobili, che si succedettero in diversi secoli.

Fulcro principale di scambi commerciali e di possedimenti, Pascarola era legata a Caivano tramite via Frattalunga, a sua volta collegata a via Necropoli.

Le famiglie nobili

Nel 1703, il capostipite della famiglia Pisano ebbe il privilegio del titolo di Marchese di Pascarola, e ancora nel catasto onciario di Aversa (1971) il marchese era tassato per 2940 once, una cifra molto alta, considerata l’epoca; il motivo del valore oneroso della cifra era ovviamente legato alle ricchezze possedute.

Nel 1804, Pascarola era in possesso della famiglia Palomba e nel 1901, il capostipite ebbe il titolo di Marchese.

Periodo napoleonico

Nel periodo napoleonico, invece, con l’eversione della feudalità in base alle leggi di Re Giuseppe Bonaparte e di Re Gioacchino Murat, Pascarola e Casolla (Valenzano) -casali di
Aversa- furono aggregati a Caivano, che già allora era considerato un feudo indipendente nell’ambito del territorio aversano, formando un nuovo Comune.

I due territori di Pascarola e Caivano erano non solo divisi territorialmente, ma anche per ragioni politiche e amministrative.
In un documento del 1824, infatti, si narra di una disputa tra Caivano e il Ministro competente per la ripartizione delle spese della Strada Regia, che è l’attuale Corso Umberto.

Dopo diverse diatribe, si riuscì ad ottenere un accordo grazie al sindaco Francesco Pepe, che viene menzionato come “Sindaco
delle Comuni riunite di Caivano, Pascarola e Casolla Valenzano“.

Fu proprio lui a riunire le diverse “fazioni” in un unico paese, anche se i conflitti continuavano tra gli abitanti degli ex casali.

Ieri, come oggi, il discorso della separazione metaforica tra le due frazioni Pascarola e Casolla da Caivano è ancora valido.

S’avverte quel leggero senso di sfida e di confronto tra i cittadini che abitano in aree diverse dal paese… 

La demografia

Nel 1459, come si legge in un documento di archivio del Re Ferdinando d’Aragona trascritto dall’attuario Michele Guerra, Pascarola aveva 40 fuochi o famiglie. Se si considera che grosso modo ad ogni fuoco corrispondevano 5 abitanti, la popolazione era di circa 200 abitanti. Il documento elenca ben 43 casali e come numero di fuochi, Pascarola risultava il sesto.

Ecco gli altri casali: Cardito 15, Casolla Valenzano 23, S. Arcangelo 39, Crispano 24, Orta 24, Sugivo 47, Gricignano 31, Giugliano 128.

Nel 1601, Pascarola come casale di Aversa aveva 90 fuochi o famiglie.
Ancora, i casali vicini pure dipendenti da Aversa: Cardito 49, Casolla Valenzano 32, Sant’Arcangelo, 20, Crispano 89, Orta 47, Sugivo 76, Gricignano 93, etc.

Inoltre, il capoluogo, la città di Aversa, è riportata con 1320 fuochi (circa 6100 abitanti) e Caivano, che già da quasi tre secoli non era più casale di Aversa, è riportato con 420 fuochi (circa 2100 abitanti).

Nel 1611, Caivano viene riconosciuto come tra i casali di Aversa senza però dirne la popolazione. Nel 1671, Pascarola aveva 108 fuochi secondo la vecchia numerazione (1639?) e 93 secondo la nuova (1669?).

 

Caivano e le sue frazioni…

Da questi dati emerge che Caivano era una sorta di frazione di Pascarola e non viceversa, in termini di ricchezza e demografia.

Fu solo con l’accorpamento dei vari casali, facenti capo ad Aversa capoluogo, che Caivano ha avuto maggiore potere ed è diventato il paese principale.

Conoscere la storia dei nostri territori vuol dire comprendere le dinamiche di segregazione spaziale che avvengono ancora tra Caivano e le due frazioni, Pascarola e Casolla, non solo… E’ importante non sottovalutare i conflitti ideologici che ancora sussistono tra i cittadini delle diverse aree e prenderne atto per creare una nuova coscienza collettiva.

 

 

 

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