La Caivano del’900 che non esiste più, la parola a Gaetano Di Mauro

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Un noto cittadino caivanese, il presidente del circolo Pepe, Gaetano Di Mauro, ha voluto raccontarci com’era la città di Caivano, agli inizi del’900.

(Fonte: “L’occhio sulla città” di Antonio Parella/ Caivano Press di Francesco Celiento)

“Mi rivolgo ai giovani del duemila: quelli al computer, ai telefonini, internet, macchine sportive e navigatori satellitari. Ai giovani dei pub, della febbre del sabato sera, quelli del caffè a letto alle 11 di mattina, portato dalla mamma o dalla nonna ancora arzilla e quelli che scatenano una tragedia per una camicia non stirata, quelli che parlando di Praia a Mare, Ischia, Vietri, esclamano: “E queste sono le mete per le vacanze?“.

A quelli che a trent’anni vivono ancora con i genitori e parlando di imbianchino, muratore, falegname, barista, ma soprattutto di contadini, senti rispondere: “ma questi sono lavori per stranieri!”

A quelli che un lavoro ed un impiego ce l’hanno e potrebbero affrontare la vita in modo sereno e dignitoso senza andare ad indebitarsi con mutui che come minimo comportano privazione e rinunce per svariati anni solo per il cattivo gusto di superare in faziosità un parente o un vicino di casa, andando ad acquistare l’abito da sposa in atelier di moda e pagandolo magari, il costo di un minilocale. E non è ricevimento se non si va alla Reggia di Caserta per fare le foto o al Bristol di Sorrento.

A tutti quelli che a domanda rispondono: “ma che tengo a vedè?” A quelli che esclamano: sono stanco della vita! Senza mai aver fatto nulla. A tutti quelli che cercano nuove sensazioni nell’alcol o in droghe pesanti, mettendo a repentaglio la propria esistenza e dimenticando che la vita è il dono più grande ed immenso ricevuto.

A tutti i bravi ragazzi che studiano, che lavorano, che rispettano i genitori, gli anziani, i diversi, i meno abbienti, che fanno volontariato e soprattutto rispettano se stessi, e che un giorno scriveranno di questa Caivano.

A loro voglio raccontare la Caivano del novecento

Agli inizi del secolo scorso, Caivano era suddivisa in quattro rioni storici: San Giovanni, San Pietro, Annunziata e Cappuccini e i loro abitanti si confrontavano per appartenenze ed identità sfidandosi con feste sacre assumendo i migliori maestri di luminarie e con esibizioni canore igaggiavano i migliori cantanti del palcoscenico partenopeo.

Il paese delle calcaree

Campanile San Pietro

Caivano era il paese delle calcaree e per estensione produttore di calce, era il paese dei mulini, dei circoli, sia sportivi che ricreativi, era il paese di rinomate cantine nelle quali non si beveva il vino, ma si preparavano pietanze e supporto del prezioso nettare, la più antica ed importante era sicuramente “A’ tavern’ e Peppin e Piciullo”, ubicata all’angolo di via Rosselli a fianco dell’attuale salumeria Mennillo, dove sostavano i regnanti borbonici che da Napoli si recavano alla Reggia di Caserta, vi era la cantina “e chiochero Marzano”, adiacente al bar Olimpico, specialista dei fagioli nel pignatiello.

Cinema S. Caterina

A via Cavallotti c’era quella di “o chiatton”, rinomata per il formaggio pecorino che comprava direttamente in Ciociaria, a San Giovanni quella di “cicciotto”, che nel periodo pre-bellico era frequentata da militari affamati che il più delle volte non avevano soldi per pagare. Altri punti di aggregazione erano i bar, non me ne vogliono quelli chiusi come il “Campagnuolo”, il bar “Flora”, ubicato sul corso Umberto, angolo via Delle Rose, dove serviva il caffè la signora suddetta, donna gentile e bella, facendo innamorare quasi tutti gli avventori.

I bar storici

Poi c’era e ci sono tutt’ora i bar Toraldo, Tina, Campiglione, Tricolore, Olimpico, Romano e tanti altri più recenti o meno conosciuti ed importanti, ma i più in vista erano senza dubbio il Nocera ed il Cortese, tutte e due sul Corso Umberto. Ciò soprattutto grazie a proprietari e gestori che a loro volta diventarono quasi icone locali.

Cinema Vittoria
Campo Faraone

Una delle tante partite di calcio che i giovani ricorderanno è quella svoltasi al glorioso campo Faraone, dove quasi cinquemila caivanesi si riunirono solo per il gusto di divertirsi e passare una giornata diversa. Per la statistica la partita fu vinta dai Cortesini (il bar Cortese) con una mia rete su assist di Aniello Perrotta.

Il goal mandò in delirio quasi tutti i presenti

Era la Caivano delle villeggiature a Ischitella, e quando si parlava di Castelvolturno e Baia Domizia, ti sentivi rispondere:”eh ma quelli sono posti per ricchi!”. La Caivano che per conoscere una ragazzina organizzavi balli in casa e la prima cosa che ti sentivi dire: “ma vieni con intenzioni serie?”. Era la Caivano dei matrimoni, delle aie dei palazzi, dove intervenivano non solo i parenti ma tutto il vicinato. Era la mia Caivano.

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