Auguri donne! Due grandi donne napoletane del passato

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Due grandi donne napoletane del passato vengono ricordate oggi da Gaetano di Mauro che le omaggia nel giorno dell’8 marzo: Matilde Serao e Gilda Mignonette sono state donne di cultura e di spettacolo.

Matilde Serao fu la prima giornalista italiana, nacque a Patrasso in Grecia nel 1856 da padre napoletano e da madre greca, già a partire dal 1860 visse a Napoli dove frequentò la scuola normale e dove lavorò per alcuni anni ai telefoni dello Stato per poi dedicarsi alla letteratura e al giornalismo.

Entrò ben presto a far parte della redazione del quotidiano ‘Capitan Fracassa’. Dopo il matrimonio con Eduardo Scarfoglio nel 1885 fondò con lui il ‘Corriere di Roma di cui diresse l’intera redazione, nel 1888 tornò a Napoli dove col marito fondò e diresse prima il Corriere di Napoli e successivamente nel 1892 Il Mattino che sarebbe diventato il quotidiano più diffuso dell’Italia meridionale. Quotidiano che ancora oggi vende migliaia di copie.

Dopo la separazione dal marito fondò da sola il quotidiano Il Giorno e parallelamente all’attività giornalistica si dedicò a quella letteraria e fu fecondissima scrittrice .

La sua ispirazione e la sua ispirazione fu continua e la sua fama fu legata al romanzo Il ventre di Napoli pubblicato nel 1884 dove la cronista prevale nel piglio dell’inchiesta e della denuncia delle responsabilità del Governo nella vicenda dell’epidemia di colera che in quell’anno colpì Napoli.

Vicenda ancora tutt’ora in auge con il CoronaVirus, infezione che ha colpito nella maggior parte il nord Italia.

Matilde pubblicò numerosi altri romanzi e novelle, tra cui va ricordato ‘Il paese della cuccagna’ nel 1891, dove si parla del gioco del Lotto che ridusse, a vantaggio dello Stato, la maggior parte dei napoletani in miseria.

Come giornalista e scrittrice seppe osservare con lucidità ed esprimere con malinconia e tristezza profonda, il sacrificio del sud consumato in nome dell’unità della Nazione e dell’arrivismo di Roma Capitale.

Morì nel 1927 a Napoli, la città che con tanto acume aveva saputo osservare e descrivere la trasformazione e la decadenza. Una metropoli non più capitale. Benedetto Croce disse di lei: ‘La Serao è tutta osservazione mossa dal sentimento’.

 

Gilda Mignonette, ‘La regina degli emigranti’ si chiamava Griselda Andreatini ed era nata a Napoli nel 1886.

Suo padre era professore di liceo e appassionato di musica, la madre invece era la marchesa Matilde Ruffo. Cominciò da bambina a studiare canto, ma i genitori erano restii ad autorizzarla a frequentare ambienti artistici e di basso ceto.

Debuttò a 18 anni con il nome d’arte di Gilda Mignonette al teatro ‘Umberto’ ed ebbe un successo strepitoso con il suo vasto repertorio di canzoni napoletane. Nel 1926 partì per una serie di spettacoli negli Stati Uniti organizzati dall’impresario teatrale italo americano Francesco Acierno. Due mesi dopo sposava il figlio, Frank Acierno e rimase a vivere e a lavorare in America dove cantò nei teatri più famosi.

Gli emigranti andavano in visibilio per lei e le sue canzoni, nella voce di Gilda e nelle sue interpretazioni essi ritrovavano un pezzetto della loro terra e dei loro ricordi.

Ma il botto lo fece con “‘A cartulina ‘e Napule” brano che evidenzia la disperazione e l’angoscia della maggior parte degli emigranti e non dimenticò mai Napoli e i napoletani.

Costretti, all’epoca, a donare allo Stato le fedine d’oro che servivano a sovvenzionare i poveri militari mandati a combattere e spesso a morire fu sempre generosa, infatti con cadenza mandava dei dollari alla madre in favore della povera gente.

Dopo il 1945 con la fine del secondo conflitto mondiale la sua nostalgia cominciò ad acuirsi, era ormai ricchissima e il suo più grande desiderio era una casa vicino al mare della sua bella Napoli. Dopo lo spettacolo d’addio si imbarcò il 27 maggio del 1953 sul transatlantico “Homeland” mentre sul molo migliaia di italiani la salutarono commossi. Non arrivò viva a Napoli, soffriva di cirrosi epatica, a 24 ore da Napoli ebbe un’emorragia e morì.

Gentili lettori nel salutarvi vi invito a riascoltare “‘A cartulina ‘e Napule” per ricordare e omaggiare una delle più grandi donne di Napoli tra la fine dell’800 e il 900.

 

 

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