Coronavirus e lo Stato di massima disorganizzazione

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La storia dell’umanità è strettamente intrecciata con le epidemie. Fin dai primordi, svariati virus e batteri hanno assediato la vita umana e degli animali, su tutte le terre emerse e conosciute.

Vaiolo, peste bubbonica, colera e in tempi più recenti ebola, sars e febbre spagnola hanno frustrato l’umanità con milioni di morti.

La medicina moderna e la ricerca scientifica hanno permesso di individuare vaccini e cure per debellare molte pandemie.

Oggi l’intero globo terrestre è colpito dal nuovo virus il COVID-19.

Un virus molto simile all’influenza, ma molto più contagioso, aggressivo e letale soprattutto per le persone in età avanzata e con patologie pregresse.

Ogni nazione si sta organizzando per arginare e fronteggiare la nuova emergenza sanitaria. La Cina ha di fatto blindato un’area estesa con oltre 60 milioni di abitanti e sembra vicina a debellare il ‘mostro’.

L’Italia attraverso il governo Conte ha emanato diversi divieti sempre più restrittivi per debellare il contagio. Altri paesi europei si apprestano a varare misure analoghe.

Poco si sa, invece, del contagio in altri continenti, sopratutto in Africa, malgrado l’organizzazione mondiale della Salute abbia dichiarato una pandemia.

In Italia il contagio ha interessato sopratutto le regioni del nord con l’epicentro in Lombardia dove si contano il maggior numero di contagi e decessi.

Questa emergenza sanitaria sta agendo come una cartina tornasole sullo stato della sanità del nostro Paese. Il sistema sanitario nazionale in questa circostanza sta palesando tutta la sua inefficienza e disorganizzazione.

A detta del governatore della regione Lombardia, Attilio Fontana, la sanità lombarda potrebbe reggere non più di 15 giorni con l’attuale ritmo dei ricoveri. Non diversa la situazione nel Veneto, in Piemonte e in altre regioni del nord, per non parlare del sud d’Italia.

i dati forniti dai governatori delle regioni d’Italia sono la testimonianza e la certificazione della attuale situazione in cui versa la nostra sanità pubblica.

Dalla istituzione del servizio sanitario nazionale degli anni ’70, nel corso degli anni sono stati fatti diversi passi indietro. Si è investito poco, sono stati tagliati posti letto, soppressi ospedali e centellinate le assunzioni di medici, infermieri e personale paramedico.

Questa scelta di non investire nella sanità ha determinato che in molte aree del Paese mancano intere branche specialistiche.

Questa incapacità dello Stato di garantire livelli minimi di assistenza su tutto il territorio nazionale ha favorito la sanità privata a svantaggio dei cittadini meno abbienti. Chiunque abbia avuto la sventura di ammalarsi sa quanto sia difficile e penoso ottenere una visita specialistica, fare una TAC o delle analisi.

E’ facilmente prevedibile che un sistema sanitario disorganizzato e falcidiato da tagli non possa reggere alla sfida del COVID-19.

Queste considerazioni valgono per il nord d’Italia dove a fronte dell’emergenza sanitaria addirittura si è paventato l’assurda e atroce possibilità che i sanitari debbano scegliere chi salvare.

Rispetto ai dati che vengono forniti dagli organi istituzionali non osiamo immaginare cosa potrebbe accadere se il contagio dovesse espandersi incontrollatamente al sud, dove il sistema sanitario è in condizioni di assoluta precarietà.

L’emergenza nell’emergenza della Terra dei Fuochi

Oggi è giusto focalizzare la nostra attenzione e il nostro impegno per sconfiggere il COVID-19 ma non dobbiamo dimenticare che i cittadini di Caivano e degli altri comuni inseriti nella cosiddetta ‘Terra dei Fuochi’ quotidianamente devono combattere l’emergenza nell’emergenza.

Oltre al Covid -19 devono combattere con tutte le patologie derivanti dall’inquinamento presente su un vasto territorio posto a nord di Napoli, un territorio martoriato da roghi, dal deposito di materiali tossici, dalla presenza di tonnellate di ecoballe e dalla presenza di un inceneritore che insieme costituiscono un attentato costante alla salute degli abitanti.

Speriamo di vincere presto la battaglia del coronavirus, ma non basta, bisogna liberarsi delle ecoballe, bonificare il territorio e eliminare ogni forma di inquinamenti sul territorio. 

Sono queste sfide su cui si misura la civiltà di una nazione.

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