Quattro Giornate di Napoli, la liberazione dai tedeschi

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Dopo le dimissioni di Mussolini il 25 luglio 1943 e l’armistizio firmato dal generale Badoglio, Napoli subì ancora per altri due mesi nefandezze dai nazisti, fin quando tutta la Napoli democratica si ribellò dando vita alle quattro giornate di Napoli.(dal 27 settembre al 30 settembre 1943)

Vecchi, giovani scugnizzi e donne combatterono contro gli aggressori stranieri, liberando Napoli dopo quattro giorni.

Adesso vi racconto la storia di Raffaella De Martino in Delfino, bella ragazza, allora diciottenne.

Raffaella De Martino

Raffaella nacque De Martino a Napoli il 2 gennaio 1926 da Salvatore e Maria Esposito, venne riconosciuta partigiana combattente il primo ottobre 1944 perchè conscia del pericolo rischiò non solo di essere arrestata con materiale addosso: armi e messaggi, ma senza paura passò sotto il fuoco delle mitragliatrici tedesche mettendo a repentaglio la propria vita.

La sua partecipazione alla rivolta fu eroica, non a caso Carlo Nanni futuro giornalista sportivo di gran fama, uomo di destra al servizio dell’ideale antinazista e antifascista scrisse di lei: Il suo curriculum vale più di quello di un partigiano perchè si è esposta dieci volte per aiutare combattenti, esuli e perseguitati. Lottò in piazzetta Consolazione, a pochi passi dall’ospedale degli Incurabili, mentre operò anche nella zona di piazza San Gaetano.

Rifornì di munizioni i partigiani sulle barricate attorno via Duomo, svolse un lavoro estremamente difficile e pericoloso: Ebbe tutti compiti delicatissimi non solo trasporto di armi, ma anche di messaggi e in più le fu affidato ilo servizio di primo soccorso ai feriti e il trasporto in ospedale.

Gennaro Di Paola, partigiano delle Quattro giornate di Napoli

Dimostrò dedizione assoluta e lodevole padronanza di se stessa. Venne ricordata anche da Gennaro Di Paola, il capo dei partigiani di Napoli che la definì donna ardita e coraggiosa, morì a Baia l’11 marzo 2000.

A proposito di Di Paola, prima che morisse all’età di 97 anni, incontrando il presidente della Camera, Roberto Fico che si complimentò per i suoi atti eroici, gli disse: “Caro Presidente Fico, noi non chiediamo nulla, è il nostro stile – aveva detto – Ma la invitiamo a difendere sempre il valore della Resistenza, e a parlarne di più nelle scuole, a divulgarne lo spirito, e la ringraziamo per quello che potrà fare: questi valori non possono essere minacciati”.

Nel salutarvi, mi piace ricordare ai nostalgici del ventennio che i miei scritti non sono romanzi, ma verità documentate.

Giorni fa mi diceva un intellettuale: ‘Gaetà ma perchè non parli anche dell foibe e delle tragedie perpetrate dal regime comunista?’ ed io: ‘Non problem, c’è tempo…’

 

 

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