Maria Montessori: una donna, una pedagogista, un metodo

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150 anni fa nasceva a Chiaravalle (Ancona) Maria Tecla Artemisia Montessori, a 26 anni si laureò in medicina presso l’università la Sapienza di Roma.

Fu fra le prime tre donne a laurearsi in medicina in tutta Italia.

Successivamente si dedicò a un progetto educativo per i bambini chiusi in manicomio  presso la clinica psichiatrica dell’università. Nello stesso periodo aprì la prima casa per i bambini delle famiglie operaie nel quartiere S.Basilio di Roma, da allora divenne una pedagogista di fama internazionale .

Avversata dal fascismo lasciò l’Italia per gli Stati Uniti. Il suo metodo si fondava su una precisa idea di libertà che voleva dire libertà di muoversi e di agire.

La scuola tradizionale secondo la Montessori era repressiva e costringeva  i bambini a stare fermi, seduti e silenziosi. A tutt’oggi il metodo Montessori è ancora praticato in migliaia di scuole in tutto il mondo, sopratutto negli Stati Uniti e in Europa.

In Italia le scuole che seguono il suo metodo sono circa 200.

Continuarono così i suoi viaggi in vari paesi per diffondere la propria teoria educativa. Si recò in India, dove venne sorpresa dallo scoppio della seconda guerra mondiale e dove venne internata, insieme al figlio, in quanto cittadina di un paese nemico. Venne rilasciata nel 1944 e tornò poi in Europa nel 1946, accolta ovunque con onori.

Al suo rientro in Italia, nel 1947, si preoccupò innanzitutto di ricostruire l’Opera Nazionale alla quale vennero affidati praticamente gli stessi compiti previsti dallo statuto del 1924, la cui attuazione e il cui sviluppo venne favorito anche attraverso la presenza di “Vita dell’infanzia”, di cui ispirò e determinò la nascita. Grazie all’impulso datole da Maria Jervolino e Salvatore Valitutti, l’Opera Montessori poté riprendere e sviluppare le proprie finalità, valorizzando i principi pedagogici della fondatrice e diffondendo la conoscenza e l’attuazione del Metodo. A causa di una grave crisi finanziaria ed organizzativa ne fu commissariata la gestione fino al 1986, quando, completamente risanata, riacquistò la propria fisionomia statutaria che ancor oggi la caratterizza.

Maria Montessori sulla banconota da 1000 lire, con i bambini

Trasferitasi temporaneamente presso amici nella città di Noordwijk, nei Paesi Bassi, venne richiesto nel 1951 il suo aiuto dalla nazione del Ghana, di imminente costituzione, per organizzarne l’ordinamento scolastico. Incerta se accettare, fortemente dissuasa dal figlio che temeva per la sua salute a causa di un viaggio così lungo, Maria Montessori morì il 6 maggio 1952 a Noordwijk. Sulla sua tomba si legge, in lingua italiana: «Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo».

Nell’attuale situazione che stiamo attraversando che ci ha obbligato a chiudere le scuole per fronteggiare la pandemia del covid-19, sarebbe opportuno confrontarci con gli insegnamenti della Montessori, per ripensare il modello pedagogico su cui basare la didattica del futuro che dovrà basarsi sui bisogni conoscitivi dei bambini e della loro capacità di fare esperienza nel mondo.

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