‘La bellezza salverà il mondo’. L’arte e la cultura al liceo Braucci

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Il liceo Braucci, nato a Caivano nel 1999 come costola del ‘Brunelleschi’ di Afragola, partito con solo due prime classi di liceo scientifico, nel corso di un ventennio è cresciuto

Invito del 1999 – Inaugurazione Liceo

in maniera esponenziale, non solo in termini numerici, (comprende infatti sezioni di liceo scientifico, pedagogico, linguistico e, dall’anno prossimo, anche di scienze applicate), ma si è accreditato, sul territorio, come polo dell’arte e della cultura per le manifestazioni di notevole spessore, che si sono intensificate negli ultimi anni per lo straordinario impulso impresso dall’attuale dirigente scolastico ad attività culturali ed artistiche anche extra scolastiche.

Il prof. Claudio Mola, infatti, pur tra difficoltà di ogni genere (logistiche, strutturali e pandemiche), avvalendosi di un prezioso team, svolge il suo lavoro con grande passione e mira alla formazione integrale dei giovani, che è fatta di competenze tecniche e professionali, ma anche di creatività, di fantasia, di amore per il bello e per il bene: il greco kalòs kai agatòs.

Vanno, pertanto, doverosamente segnalate due importanti iniziative culturali, realizzate all’inizio di quest’anno scolastico e presentate il 9 dicembre in video conferenza e il 17 dicembre in presenza.

La figura di Eugenio Montale

Il 9 dicembre, curata dalla professoressa Monica Cartia, appassionata cultrice di studi umanistici, si è tenuta la presentazione della figura di Eugenio Montale, poeta di fama internazionale, premio Nobel per la letteratura nel 1975, da parte dei professori:

Pietro Cataldi – Ordinario letteratura italiana Università di Siena;

Guido Baldi  – Ordinario letteratura italiana Università di Torino;

Valentina Ciliberti – Docente di italiano al Liceo di Monterotondo.

I due cattedratici hanno illustrato, di Montale, assimilandolo a Leopardi, la concezione pessimistica della condizione esistenziale dell’uomo, contrassegnata da senso di solitudine e di smarrimento e il rifiuto di ogni illusoria consolazione.

Eugenio Montale

La prof.ssa Ciliberti, invece, ha presentato il poeta come l’intellettuale antifascista, che vive la dittatura e la guerra e firma ‘il manifesto degli intellettuali antifascisti’ voluto da Croce.

Liricamente egli esprime nella poesia i suoi sentimenti, ma non abbandona mai la ricerca di un aggancio, di uno spazio vitale, di un ‘varco’, così come ‘da un mal chiuso portone ci si mostrano i gialli dei limoni’.

Con questa immagine, solare e ottimistica, la prof.ssa Ciliberti grida ai giovani, derubati dalla pandemia di due anni di vita, la speranza e l’invito a riscuotersi e ad andare avanti.

L’inaugurazione del pozzo nel chiostro

La meravigliosa struttura del chiostro dell’edificio del Braucci, così particolare ed unica in un edificio scolastico, ha suggerito alla prof.ssa Assunta Caserta, dotata di grande competenza professionale ed animata da instancabile passione ed amore per la scuola e gli alunni, l’idea di arricchire, con un pozzo, il prezioso chiostro.

Al lampo geniale è seguita, immediata, l’azione.

La scuola è diventata un laboratorio artigianale, sul modello delle botteghe rinascimentali, in cui si formarono Botticelli, Leonardo, Raffaello, Michelangelo.

Qui gli alunni, guidati, pur se da lontano, dalla loro professoressa, coadiuvati da due collaboratori scolastici, hanno realizzato la meraviglia, esposta poi all’ammirazione di tutti.

Non si è trattato di un lavoro improvvisato, bensì della vera e propria programmazione di un’unità didattica, in cui si sono coniugate la teoria e la pratica: la ricerca storica e la concreta realizzazione di un’opera d’arte.

L’indagine storica sul chiostro nei monasteri, dal latino ‘Claustrum‘, luogo riservato, recintato, luogo di ritrovo, simbolo di cultura, di raccoglimento, metafora di volontà di rinnovamento, che caratterizza la nostra epoca, è stata seguita da uno studio particolareggiato sul meraviglioso chiostro maiolicato di Santa Chiara a Napoli, ristrutturato dall’artista Domenico Antonio Vaccaro tra il 1739 e il 1742.

Da qui l’idea del pozzo, che si erge, bellissimo, su base ottagonale, al centro del chiostro, in legno trattato, impermeabilizzato e verniciato con colori solari ocra e azzurro e con effetto di mattonelle, che riprendono paesaggi e scene della vita quotidiana del tempo, per ricreare quel rapporto di bellezza tra natura e colori.

Tutti, dirigente, docenti, alunni, collaboratori hanno profuso tempo, sforzo, abnegazione, passione:

hanno reso caro e prezioso il proprio territorio, suscitando il desiderio di preservarlo e migliorarlo;

hanno offerto un modello di scuola inclusiva, esaltante, motivante.

Questa è la scuola che ci piace!

Questa è la scuola che ho cercato di realizzare nei miei 47 anni passati con gli alunni!

Questa è la scuola di cui ho tanta nostalgia!

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