Messa di suffragio per Raffaele Cutolo, Don Patriciello a Ottaviano per solidarietà a Don Vittorio

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A un anno dalla morte di Raffaele Cutolo, un altro inutile polverone. Così Don Patriciello inizia l’articolo pubblicato su Avvenire sulla vicenda del manifesto in suffragio di Raffaele Cutolo.

A Ottaviano, il paese dove nacque e riposa la sua salma, la famiglia ha fatto celebrare una Messa di suffragio. Le pompe funebri hanno provveduto a scrivere e affiggere il necrologio – in genere un cliché – che ha destato scalpore. La scritta invita alla partecipazione della Messa «in suffragio dell’anima benedetta di Raffaele Cutolo» aggiungendo che «i familiari lo ricordano con immenso amore».

La colpa ovviamente non poteva che ricadere sul parroco il quale, poverino, di quei manifesti non sapeva nulla. Tutti si sono sentiti in diritto di dire la loro. Le solite cose: «La camorra si sconfigge con la cultura; più che le caserme servono le scuole; bisogna iniziare da piccoli, la Chiesa deve o non deve fare questo o quello, eccetera». Tutto giusto. Il treno della legalità, però, cammina su un doppio binario. Guai a dire che la sola repressione sconfigge la camorra, ma guai anche a giustificare la scarsa presenza dello Stato sui territori ad alto rischio per mancanza di personale, risorse, di strumenti vari.

Torniamo alla celebrazione per Cutolo. La Messa non è un attestato di onore per nessuno, ma è preghiera che la comunità cristiana rivolge al Padre del cielo e della terra affinché usi misericordia verso tutti, vivi e morti, e quel defunto in particolare. In questa schiera di persone bisognose della misericordia di Dio ci siamo tutti. I peccati sono peccati, tutti siamo peccatori. I reati sono altra cosa, e non tutti siamo rei.

Don Patriciello si è recato ad Ottaviano per incontrare il parroco, don Vittorio che ha celebrato la messa in suffragio del defunto boss della Nco, per portargli la propria solidarietà dopo le polemiche che lo hanno investito, in quanto ritenuto da qualcuno ”colpevole” di aver permesso il rito.

Don Patriciello ha poi sottolineato che ”bisognava solo ignorare quel manifesto che sarebbe stato coperto da altri dopo un paio d’ore”. ”Che Cutolo fosse un criminale nessuno lo dimentica ma morendo è entrato in un’altra dimensione, e se lui era Caino, non dobbiamo consentire che l’odio ci renda altrettanto cattivi”.

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