Quale guerra? E quale pace?!

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In Europa c’è la guerra tra la Russia e l’Ucraina. Si tratta di una guerra locale che rischia di diventare uno scontro frontale tra i vari imperialismi presenti nel mondo globalizzato e che si contendono il primato politico, fonte di arricchimento di alcuni a danno di altri.

Per noi tutto ciò è immorale e desta preoccupazione, ma siccome la storia la scrivono i vincitori e i ceti dominanti, bisogna prendere  atto che si tratta di un conflitto per la difesa dei sacri confini della patria secondo gli invasori e della tutela dell’indipendenza nazionale per chi sembra destinato a soccombere. Per cui, ALLO STATO,  riguarda le sole popolazioni russe ed ucraine, ma rischia di trasformarsi in conflitto mondiale se si considerano i possibili sviluppi di una follia collettiva.

Infatti una situazione analoga è presente in oriente e vede protagonisti Formosa e la Cina, che potrebbe essere stimolata dagli eventi ad imitare la Russia. A tali fatti locali potrebbe aggiungersi poi il riaffiorare di antiche aspirazioni a contestare il primato economico dell’intero mondo occidentale, incluso il Giappone,  per determinarne il declino e sostituirsi ad esso.

A ciò si aggiunga che questa parte del mondo già si vede messa in discussione nelle sue abitudini di vita, ma desidera  la pace purché sia fonte e garanzia di privilegi antichi  destinati a finire. Per dirla meglio, anche l’occidente è in crisi ed è alla ricerca di nuove condizioni di vita che  garantiscano il superamento dell’attuale momento di stasi economica. Quindi se è vero che la Russia cerca nuovi equilibri internazionali che le diano di nuovo un posto privilegiato nel consesso delle nazioni, anche l’occidente è in una situazione di scarsa stabilità e cerca di continuare ad essere il luogo dove si vive meglio e più si può sfruttare il resto del mondo. Il conflitto quindi potrebbe presto diventare più vasto di una semplice guerra locale.

Di fronte a tale possibilità bisogna considerare la pericolosità di una situazione  nella quale i rischi sono tali da far tremare i polsi.

ALLORA BISOGNA STARE CALMI E RIFLETTERE.

La prima DECISIONE DA PRENDERE è che lo scontro in corso tra Russia e Ucraina non dovrà assolutamente estendersi  fino a coinvolgere direttamente i reali possibili interessati a cambiamenti territoriali.

In secondo luogo AVERE COSCIENZA CHE  le misure adottate dal mondo occidentale sembrano insufficienti e comunque non tali da produrre i risultati attesi o sperati. Infatti le sanzioni sembrano di pura facciata e destinate ad arricchire i possessori delle materie prime, del potere finanziario e di quello tecnologico. Per cui non turbano le coscienze delle forze in campo.  Infatti la Russia è un paese ricco per quanto attiene le materie prime, potente sotto l’aspetto finanziario ed è tra le potenze più avanzate in campo tecnologico. A ciò si aggiunga l’appoggio della Cina per capire che chi riceverà danni significativi saranno i paesi come l’Italia che non possiede sufficienti risorse per quanto attiene alle materie prime, alle risorse finanziarie e a quelle tecnologiche, tenuto conto della sua  dipendenza per le materie prime, degli scarsi investimenti nello sviluppo tecnologico ed una scuola che di giorno in giorno si impoverisce e non promuove la ricerca.

E allora? Non ci resta che piangere? Direi proprio di sì.

In attesa di un futuro che si spera fatto di pace e cooperazione internazionale, l’Italia dovrebbe trarre insegnamento per non ritrovarsi a breve nella condizione di paese subalterno ma per fare questo bisogna cambiare e avviare subito un nuovo modo di produrre che tenga conto dei bisogni reali e primari del paese, che non sia dipendente da investimenti e scelte fatte da poteri esterni, che lo rendano protagonista nella ricerca ed uso delle fonti rinnovabili di energia e che infine metta in campo una nuova etica del lavoro.

Nella Mesopotamia antica presso i Sumeri, il lavoro non era un semplice mezzo di sussistenza, ma ciò che completava il quadro dell’esistenza dell’uomo ed era considerato al pari dell’amore della madre per il figlio. Oggi in Italia al suo posto c’è un indegno reddito di cittadinanza che è fonte di disagio e malumore per il ceto medio che è chiamato a finanziarlo e parassitismo per chi lo percepisce senza la ricerca di un lavoro.

Alla logica del sussidio ad ogni costo bisogna recuperare il valore del lavoro come inteso da Confucio e far diventare il merito  ciò che rende degni di conseguire il Teu, cioè la consapevolezza di aver compiuto il proprio dovere a chi, nel lavoro, ha adempiuto ai precetti cinesi dell’i, cioè” rito che permette la stabilità e prosperità nella rete dei rapporti sociali”  e dell’Y, che è il bene comune.

Insomma un nuovo modo di intendere il lavoro per dare dignità a chi decide di contribuire con la sua opera al progresso proprio e collettivo. Perché se è vero che mancano le materie prime, in Italia non sono assenti le intelligenze che possano arricchire i prodotti del nostro lavoro con contenuti tecnologici che rendano le nostre merci non imitabili e sicuramente appetibili nei mercati di un mondo che vuole prosperità e non conflitti beceri e superati nelle coscienze degli uomini.

1 COMMENT

  1. Commento della preside Franca Falco Esauriente e completo è l’articolo per l’analisi storica del conflitto, causato dalla volontà dello ‘Zar Putin’ per ‘ripristinare i sacri confini dell’antica madre Russia’. Tutto ciò ai danni di una Ucraina, che, dopo aver dichiarato con un referendum nel 1991 la sua indipendenza dalla Russia, vuole mantenere la dignità di una nazione libera dall’oppressione straniera ed ha trovato nel suo presidente, Zelensky, tanto bistrattato alla sua elezione, un autentico eroe, fiero e indomito come il suo popolo, che intende difendere fino all’ultimo sangue l’indipendenza della sua patria. Non ci resta che piangere? Purtroppo concordo con te che le potenze occidentali, oltre ad inviare aiuti umanitari e militari ed offrire ospitalità ai profughi, non possono fare altro. Le sanzioni economiche sono armi spuntate, ed è, inoltre, ancora vivo il ricordo di un passato non troppo remoto, in cui un tiranno folle e sanguinario come Hitler, con analoghe modalità di aggressione e violenza, causò l’evento più drammatico che la storia ricordi: la seconda guerra mondiale. Putin con la minaccia delle armi atomiche non si sta dimostrando molto diverso.

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