A 100 anni dalla nascita il ricordo di Don Milani

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Il 27 maggio del 1923 nasceva, in un sontuoso palazzo di Firenze, da una colta famiglia borghese, Lorenzo Milani.

Ben presto abbandonò gli agi familiari e fu sacerdote e maestro.

Nel paese di Barbiana, nel Mugello, in provincia di Firenze, fondò la sua Scuola Popolare per i ragazzi più poveri, per i giovani operai e per i contadini.

Fedele seguace dell’autentico messaggio evangelico, fu un prete scomodo, disobbediente alla Chiesa e allo Stato, ma obbediente a Dio e ai poveri.

La sua figura mi ha sempre affascinato, tanto che, alla fine degli anni 70 del secolo scorso, quando si dovette dare l’intestazione alla III Scuola Media di Caivano, fui proprio io, docente, a proporre al consiglio d’istituto (preside prof. Vittorio Pongione, presidente sign. Antonio Buglione) di intestare la scuola a Don Lorenzo Milani.

Mi piaceva quel suo motto – I Caremi sta a cuore, in opposizione al ‘me ne frego’.

Il docente vero, l’insegnante che segna, che lascia l’impronta nei sui alunni, deve avere a cuore tutti, ma soprattutto i più deboli ed emarginati, quelli per i quali la scuola è l’unica occasione di formazione non solo culturale, ma anche sociale ed umana.

La scuola di Barbiana accoglieva i ‘Gianni’, figli dei contadini, che sapevano tutto della natura, delle stagioni, degli animali, della realtà che vivevano quotidianamente, ma venivano respinti dalla scuola dei ‘Pierini’ figli del dottore, perché non sapevano svolgere il tema ‘Parlano le carrozze ferroviarie’. I ragazzi di campagna, infatti, non avevano mai visto una carrozza ferroviaria.

Il prof. Aldo Masullo, la preside Falco, il sindaco Papaccioli, il direttore Candida ed Eduardo Martinelli

Quella di Barbiana era una scuola seria, impegnativa, talvolta punitiva anche, ma all’avanguardia: già negli anni 50 si insegnavano quattro lingue, per permettere ai giovani destinati  all’emigrazione di avere una prima conoscenza delle lingue straniere; si insegnavano la matematica, le scienze, la storia, la geografia, ma si prediligeva la lingua italiana, mezzo indispensabile per inserirsi all’interno della società, per capire ed essere capiti, per essere alla pari del linguaggio degli studenti ricchi, provenienti da scuole privilegiate.

L’invito alla manifestazione del 2007

Il 10 dicembre del 2007, a 40 anni dalla sua scomparsa, la scuola Lorenzo Milani di Caivano, allora da me diretta, organizzò un bellissimo evento per ricordare questa straordinaria figura: il convegno ‘Don Milani quarant’anni dopo: può la scuola, oggi, diventare autentico luogo di legalità, inclusione e dialogo?’

I ragazzi, opportunamente preparati, organizzarono una mostra dedicata al priore; alcuni, guidati dai docenti di educazione artistica lo ritrassero nei loro quadri; il più bello di questi ritratti fu richiesto e donato al sindaco del tempo, dott. Pippo Papaccioli.

In quell’occasione furono presenti a scuola per ricordare Don Milani: Don Luigi Merola, referente per la legalità del Ministero della Pubblica Istruzione, il prof. Aldo Masullo, cattedratico, filosofo, notissimo esponente della cultura napoletana ed Eduardo Martinelli, che, allievo della scuola di Barbiana, portò la sua diretta e toccante testimonianza: aveva incontrato la prima volta il priore non ancora 14enne; questi gli chiese della sua famiglia, e, quando seppe dell’estrema povertà di una famiglia numerosa, (9 figli, 2 genitori e la nonna) costretta a vivere in spazi angusti, si commosse a tal punto che ‘gli pianse addosso’.

Martinelli, poi, con grande orgoglio, parlò del privilegio di essere stato suo allievo e di aver fatto parte del gruppo della ‘Lettera ad una professoressa’, il testo più famoso della scuola di Barbiana, in cui fu praticata la tecnica dell’scrittura collettiva, cioè della composizione ad opera di tutti gli appartenenti al gruppo, ciascuno dei quali portava il suo contributo, sotto la supervisione del priore.

Con grande commozione, infine, rievocò di averlo accompagnato con amore e dedizione sino agli ultimi giorni della sua vita.

Il priore, colpito da un male incurabile, si spense a soli 44 anni il 26 giugno del 1967.

A cento anni dalla sua nascita ho sentito fortemente l’esigenza di riportare alla memoria la figura di una persona, che ha dato un validissimo contributo per il rinnovamento di una scuola chiusa e selettiva, che ha dato prova di coerenza e che ha pagato duramente, con una condanna post mortem, la fedeltà ai suoi ideali.

La gallery delle foto presenti a scuola:

 

 

 

 

1 COMMENT

  1. Cara Franca, leggere le cose che scrivi è sempre un piacere. Il tuo ricordo di Don Milani è splendido e ricorda un tuo impegno che non è rimasto isolato. L’esempio di don Milani ha ispirato la condotta di tanti educatori che nel suo ricordo ne hanno imitato la pedagogia a favore dei più. La sua origine ebraica gli permise di promuovere una cultura del fare che eliminasse i vecchi privilegi di coloro che, possedendo l’uso della parola colta discriminavano i poveri. La scuola media unificata fu un suo successo e il suo ricordo è vivo nel cuore di quanti hanno avuto modo di seguirne l’esempio.

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