Eraclito sosteneva che panta rhei, cioè tutto è necessario che cambi…
Chi segue la stampa nazionale, sa che la Suprema Corte di Giustizia Europea ha
condannato l’Italia per la mancata bonifica dei suoli della Terra dei Fuochi. In tale
territorio ci sta Caivano, paese tormentato da tante morti per cancro per
l’inquinamento ambientale e dei suoi terreni. Chi ha letto il mio libro “Caivano….un
paese dimenticato” sa che, già dall’assassinio della giornalista della RAI Ilaria Alpi,
il problema dei rifiuti tossici non si poteva continuare a tenerlo secretato per
nasconderlo all’opinione pubblica della gente del territorio. Le tante inchieste della
magistratura sul problema avevano fatto emergere la conoscenza dell’esistenza delle
famose “navi perdute” e dei notevoli profitti prodotti dal loro affondamento lungo le
coste della Calabria.
Naturalmente la fine forzata dalla conoscenza di tale traffico illecito aveva spinto gli affaristi del Nord e camorristi del Sud a percorrere vie nuove. Ciò fu possibile grazie all’accordo tra il potere industriale e la malavita organizzata come ebbe a dichiarare il pentito Schiavone. Accordo che diede il là al fenomeno della Terra dei Fuochi che aveva il proprio epicentro proprio nelle campagne di Caivano, i profitti di tale macabra scoperta erano notevoli, come le morti per cancro e a nulla erano valse le denunce dell’oncologo Marfella.
Il tutto nel silenzio colpevole dei poteri locali e nazionali.
Oggi il presidente della Regione si dichiara estraneo al problema, ma continua a non far togliere le residue ecoballe dallo STIR di Caivano e quindi a non far eliminare il percolato che inquina le falde acquifere dei terreni agricoli e non. Insomma a Caivano la diossina la fa da padrona e chi può, scappa via dal paese.
La questione è grave e la compagnia dei carabinieri, che tanto bene sta
facendo nella prevenzione e repressione dei reati, compresi i fuochi che allo stato
sono alquanto ridotti, non può sostituirsi ai poteri istituzionali competenti e quindi
fare la bonifica dei terreni. Quindi, il problema persiste e non solo continua ad essere
una minaccia per la salute, ma anche un pregiudizio grave per i prodotti agricoli e
non della Terra dei Fuochi.
Oggi a Caivano il male di vivere è diffuso e la diminuzione della popolazione residente ne è la prova. Certo la mancanza di un lavoro decoroso è un fattore importante ma da solo non può spiegare la fuga dal paese che cresce sempre più. Insomma chi vuole bene al proprio paese deve fare il possibile per far invertire la rotta, non facendo le inutili ronde teorizzate dal leghista di turno, ma mobilitandosi per assicurare a Caivano un percorso di crescita collettiva. Perciò credo che i caivanesi debbano essere i custodi di un nuovo modo di governare.
Basta con le collusioni con la camorra e basta con i commissari prefettizi che non possono essere i protagonisti di un nuovo modo di operare. Già nelle elezioni passate una
compagine amministrativa aveva preso le distanze dalla camorra rifiutandone i voti.
Si tratta di una formazione politica guidata da Antonio Angelino che non ha bisogno
di prebende ed è dotato di competenze che lasciano ben sperare.