Grande successo per gli studenti e le studentesse del Laboratorio di Teatro Classico del Liceo “Vittorio Emanuele II-Garibaldi” di Napoli, che, martedì 3 giugno 2025, hanno calcato le scene del Teatro Bolivar.
Dunque, prosegue la tradizione del Laboratorio di Teatro Classico del Liceo “Vittorio Emanuele II-Garibaldi”, guidato magistralmente dalla dirigente scolastica Stefania Colicelli, che ogni anno rappresenta le opere più significative della letteratura greca. Un appuntamento istituzionale, questo, per lo storico Liceo Classico, il più antico del Sud Italia, che rientra nell’ambito delle rappresentazioni di fine anno scolastico.
E così, dopo l’ottimo riscontro dello scorso anno con lo spettacolo “Elena: caleidoscopio del mito”, ora il Laboratorio si è cimentato in un’altra opera molto impegnativa, la rivisitazione originale del mito di “Alcesti”, tra classicità e sguardo contemporaneo.
Lo spettacolo “Alcesti svelata”, curato dalle docenti Ester Capezzone e Lina Salvadori, è stato un originale adattamento da Euripide (Alcesti, Medea, Ifigenia in Aulide, Eraclidi, Ecuba), Platone (Simposio), Sofocle (Antigone), Ovidio (Metamorfosi), Catullo, (Carmina docta), C. Wolf (Cassandra), M. Yorcenaur (Il mistero di Alcesti); estratti da S. Freud, C. G. Jung, J. Hillman; poesie di G. Leopardi (Amore e morte), F. Pessoa (La morte è la curva della strada), C. Pavese (Verrà la morte), Lorenzo de’ Medici (Trionfo di Bacco e Arianna).
Oggi, in cui la parola patriarcato ritorna spesso risuonando come retaggio di un mondo solo apparentemente antico e distante da noi, risulta estremamente attuale e interessante quella sorta di femminismo ante litteram euripideo in cui si rivendicano i diritti della donna e nello stesso tempo se ne svelano impietosamente i lati più oscuri e irrazionali. Il rovesciamento dello schema tradizionale tragico euripideo, che si apre a sorpresa con la morte di una giovane donna e si chiude in modo altrettanto sorprendente, con la sua resurrezione, ha suggerito l’idea di una lettura, sicuramente ardita, in cui vengono portate sulla scena un’Alcesti antica, che sovverte e capovolge l’ordine gerarchico tradizionale che vedeva la donna relegata ad un ruolo di totale subalternità nei confronti del marito, e il suo doppio, quello di una sposa moderna per la quale morte e resurrezione diventano metafora di una condizione coniugale ed esistenziale di lacerante sofferenza e smarrimento dell’io.
La Katabasi interiore in cui sprofonda la protagonista moderna è il necessario viaggio dell’inconscio che passa attraverso un processo di annientamento e distruzione dei miti e archetipi della sua storia personale e familiare per poi nascere a una nuova consapevolezza di sé.
Da annotare che gli alunni del Laboratorio avevano già rappresentato una riduzione dello spettacolo lo scorso 15 maggio, al Festival Paestum Teatro Antico, organizzato dall’associazione culturale “Accademia Magna Graecia”, in collaborazione con l’associazione culturale “Teatrinedito AMG”, riportando un buon successo e vincendo il secondo premio e due borse di studio.