Terra dei fuochi, studi aleatori. Troppi scienziati fanno politica

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La Terra dei fuochi è ancora una volta al centro del dibattito mediatico, in merito ad uno studio scientifico discusso pochi giorni fa circa la correlazione tra i pazienti oncologici che vivono nell’area rossa, con maggiori quantità di metalli pesanti nelle tracce ematiche, rispetto a coloro che vivono in altre aree.

Il dossier dell’Università di Siena promosso dai professori Enrico Bucci ed Antonio Giordano della Sbarro Health Research organization della Temple University di Philadelphia, è contestato da Antonio Limatola, direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno.

«La verità in ambito scientifico – aggiunge – è sempre parziale e temporanea e, in questo studio, l’assoluta assenza di rigore metodologico e la scarsa significatività dei dati, condite da comparazioni arbitrarie e traballanti, mi preoccupano per gli effetti che una falsa verità può determinare nella pubblica opinione, mentre tutto finisce nel frullatore mediatico, trasformando il metodo scientifico in un’ opinione. Lo studio pilota Veritas presenta, nonostante l’allarmismo che ha suscitato nell’opinione pubblica, grandi limiti. Prima di tutto la totale mancanza di caratterizzazione ambientale, per cui non vi è riferimento alcuno, nell’elaborato, alle concentrazioni di metalli e composti organici persistenti nelle zone di studio.

In secondo luogo manca completamente rigore scientifico nella caratterizzazione e nella selezione della coorte di individui arruolata».

 

«Da quando, per motivi istituzionali, mi occupo della cosiddetta Terra dei Fuochi, incontro, sempre più spesso, scienziati che fanno i politici. D’altro canto, se uno scienziato come Antonio Giordano si reca alla Camera dei Deputati a Roma e, con uno studio che si chiama Veritas, ci vuole spiegare che il suo lavoro scientifico stabilisce una correlazione tra l’esposizione ad alcuni contaminanti ambientali e la patologia neoplastica con 95 pazienti e 27 individui sani, non posso fare meno di nutrire forti perplessità». Lo dichiara Antonio Limone, direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno.

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