A proposito delle lamentele dei caivanesi e del decreto Caivano

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Mi è capitato di ascoltare alcune critiche alle misure adottate dal governo nazionale per recuperare la vivibilità del quartiere parco Verde di Caivano e mi è sembrato di sentire gli avversi numi menzionati da Foscolo nel suo sonetto “in morte del fratello Giovanni”.

Perciò ho deciso di scrivere quello che penso per contribuire a una discussione che va fatta a tutela del buon nome di Caivano e al suo benessere. La critica che più è presente riguarda l’eccessivo protagonismo di don Maurizio Patriciello, che si servirebbe dei mali del Parco Verde per mettersi in mostra e magari aspirare a promozioni nella carriera sacerdotale.

Io preferisco non commentare tali malevolenze perché sembrano frutto di pregiudizi nei confronti di un prete che mette a rischio la sua incolumità personale per difendere il valore della correttezza morale e il rispetto della legge. Certo è che, in assenza delle necessarie iniziative di un comune allo sbando e senza il grido di dolore di un semplice sacerdote, la situazione di degrado morale e civile del quartiere sarebbe rimasta a languire in un assordante silenzio.

Non è forse vero che per anni la relazione del Prefetto di Napoli sullo stato di degrado del quartiere è rimasta lettera morta e solo oggi qualcosa si muove grazie alla condanna dei responsabili amministrativi e istituzionali del Comune per i danni economici arrecati con la loro inerzia?

E non è altrettanto vero che i Soloni del giorno dopo, solo adesso s’interessano alla necessità di contrastare la dispersione scolastica e l’assenza del senso civico in larga parte del quartiere?

Perciò sarebbe preferibile fare il mea culpa e tentare di recuperare il terreno perduto e stabilire un corretto rapporto tra rappresentanti religiosi e istituzionali, invece di limitarsi a una propaganda interessata a elogiare un recente passato, condannato senza appello dalle dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali.

Oggi la collaborazione tra diversi poteri si rende indispensabile per cui qualunque iniziativa mai trasformata in fatti concreti e risolutivi del male di vivere dei caivanesi, sembra un inutile escamotage per allontanare da sé la responsabilità del perdurare del malessere sociale di un paese in agonia. 

Esempio di ciò è il post dell’ex sindaco, correttamente sfiduciato, che annuncia l’istituzione della nuova linea di mezzi pubblici che collega Aversa con Caivano e la stazione di Afragola dell’alta velocità è un boomerang per chi lo ha scritto. Tale giaculatoria tende a nascondere l’assenza di qualsiasi iniziativa atta  a rompere l’isolamento del paese.

A tutt’ora Caivano  non può giovarsi di nessun mezzo pubblico di collegamento con Napoli e Caserta degno di tal nome e il traffico è insopportabile su tali tratte. Inoltre continua a restare nel libro dei sogni qualsiasi forma di prolungamento della linea della metropolitana di Napoli che permetterebbe ai caivanesi di abbandonare l’uso della macchina privata che è dannoso per l’ambiente e sempre più costoso per le tasche dei poveri proprietari.

Tornando alle lamentele dei caivanesi che si sentono offesi dal cosiddetto decreto Caivano voglio ricordare i colpevoli non sono gli attuali governanti, ma i rappresentanti  del bassolinismo che alla guida del paese lo hanno trasformato in una entità evanescente e subalterna con la loro incapacità di governo tanto da rendere necessaria la nomina di un commissario alla realizzazione delle opere messe in atto dal governo centrale per restituire al paese vivibilità e rispetto della legalità. Insomma se bisogna lamentarsi è della pochezza della classe politica del paese di cui il decreto Caivano è la certificazione.

Quindi se si vuole davvero il bene di Caivano alle prossime elezioni ci si mobiliti a favore di quanti vogliono un rinnovamento radicale e l’elezione di un sindaco che sappia lavorare senza inutili proclami.

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