Caivano e gli arresti dopo le violenze

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I buoni governanti non sono coloro che si servono di uno scettro, ma quelli che sanno comandare. (Socrate )

 di Giuseppe Costantino

Dopo le tante analisi e il tanto clamore suscitato dalle violenze subite da due ragazze minorenni di Caivano, oggi ci sono i fatti. All’alba di qualche giorno fa ci sono stati gli arresti di nove persone, di cui solo due maggiorenni. Pur sapendo che nel nostro codice di procedura penale esiste la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva, bisogna prendere atto della gravità dei fatti, delle accuse della magistratura, della serietà e speditezza delle indagini e la concretezza del lavoro degli investigatori che hanno raccolto elementi d’accusa che lasciano sgomenti.

Eppure io pensavo che a Caivano, quanto avvenuto, non fosse possibile. Soprattutto pensavo che non si potessero ripetere violenze gratuite a danno di bambine incolpevoli dopo il volo dal sesto piano della piccola Fortuna e la condanna generale di quanto accaduto in un quartiere degradato che voleva prendere le distanze da tale crimine.   

Purtroppo sbagliavo.

Le prove a sostegno dell’accusa sembrano documentali e tali da far emergere dal buio un quadro agghiacciante che coinvolge minori dediti alla violenza e ragazze che non possono opporsi a tanta sopraffazione immorale e illecita. Sembra quasi di assistere a una ripetizione del mal di vivere delle borgate romane in cui perse la vita Pasolini e che sembravano lontane da noi. Quindi bisogna prendere atto che siamo di fronte ad una vicenda non nuova che lascia pensare con preoccupazione alla vacuità delle parole e alla fragilità dei poteri comunali nel caso specifico aggravata dall’inerzia colpevole dei suoi reggitori che a Caivano erano troppo  spesso affaccendati in cose che non riguardavano il benessere dei cittadini, ma la spartizione di potere e poltrone.

Quindi, nell’ignoranza dei fatti  e soprattutto nell’assenza di attenzione per quanto si andava realizzando nel sociale, la  tragedia umana di due povere bambine si andava consumando da tempo, in carenza di qualsiasi presenza dei poteri pubblici che potessero offrire occasioni di vita migliore a tutti i protagonisti di tale triste storia. Purtroppo nella politica locale, chi di dovere, era troppo occupato a declamare le virtù e i benefici del baccalà, e  non si è mai preoccupato di contrastare i fenomeni di bullismo spinto che si realizzavano sotto gli occhi di tutti, né di debellare o limitare il fenomeno della dispersione scolastica.

Eppure i danni provocati da tale colpevole indifferenza erano palesi. Soprattutto nel Parco Verde, ma non solo, il tutto  produceva una grave perdita di senso del valore del vivere insieme e cresceva senza ostacoli l’economia malata dell’arrangiarsi per vivere e con essa lo spaccio di droga con l’uso di minori ammaliati dal fascino del guadagno facile e della possibile crescita nella considerazione della camorra sempre in cerca di nuove reclute. Purtroppo la fallimentare utilizzazione dei tanti lavoratori socialmente inutili ha privato il Comune di possibili operatori sociali da impegnare in un’azione di contrasto di tali fenomeni  fuori le scuole e nelle altre zone a rischio e nessuno ha pensato di rivolgersi ai maestri di strada che da anni operano nelle zone a rischio di Napoli con risultati apprezzabili. Non solo la giunta comunale, da poco sfiduciata, non ha preso in considerazione i tanti inviti a rivolgersi alla nuova organizzazione no profit guidata da Cesare Moreno, ma nemmeno ha saputo o voluto confrontarsi con la dirigente scolastica Carfora che da anni opera nel Parco Verde e al contrario interpellata dal capo del governo.

Chi come me abita nei pressi del quartiere dolente ha modo di notare che oggi  la presenza dello Stato è continua e pressante. Inoltre al volto duro della lotta al malaffare si sta accompagnando quello benevolo e rassicurante delle tante manifestazioni a favore della legalità e senso di appartenenza a una comunità educante e ben organizzata. A tale scopo non sono sufficienti i positivi interventi del potere centrale, ma è necessario che i cittadini di Caivano facciano la loro parte. Bisogna ritornare al potenziamento dello spirito goliardico e solidale del passato, quando il circolo giovanile G.Leopardi di cui ero il presidente, seppe far da traino alla nascita di una sana consapevolezza del crescere insieme.

Perciò che cresca l’associazionismo e si faccia in modo che i vecchi tromboni, sfiduciati dal malumore collettivo, restino a casa e non continuino ad arrecare danno a Caivano. Io so che qualcosa si muove e spero che presto si realizzi una nuova alleanza che porti al governo di Caivano chi si è fatto carico di un prezioso percorso di rinnovamento.  

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