Dante padre della destra italiana…????

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Il 25 marzo si celebra in tutta l’Italia il Dantedì, giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, istituita il 17 gennaio 2020.

La data del 25 marzo vuole richiamare l’attenzione su quel 25 marzo del 1300, che segna l’inizio del viaggio allegorico nel mondo ultraterreno di Dante, che, sperduto nella selva del peccato, attraverso l’inferno, il purgatorio, il paradiso arriva alla visione beatifica di Dio e quindi alla salvezza.

Per tale occasione si sono mobilitate associazioni culturali e scuole e sono state previste opportune iniziative didattiche rivolte anche ai bambini della primaria, per far conoscere Dante ai più piccoli e per tenere viva la memoria di una delle più straordinarie tempre di uomini che siano mai esistite e che tutto il mondo ci invidia.

Dotato di cultura enciclopedica nel campo della storia, della filosofia, della teologia, dell’astronomia, delle scienze, della letteratura, soprattutto latina, fu anche altissimo poeta e uomo politico di notevole spessore, di grande vigore etico e di smisurato amore per l’Italia e la sua Firenze.

25 marzo – Dantedì – Dante a 700 anni dalla morte

In occasione del Dantedì del 2021 presentammo, proprio su ‘ilgiornaledicaivano.it’ la figura di Dante nelle sue linee generali, soffermandoci sulla poesia della Divina Commedia, sul tema dell’esilio, che fu l’evento più drammatico di tutta la sua vita e tratteggiammo anche, con cura particolare, alcuni suoi personaggi, come ‘Ulisse: mitico eroe della scienza’, prerinascimentale, originale e autonomo, padrone del proprio destino, l’uomo delle grandi scoperte geografiche e scientifiche, Colombo e Leonardo ‘ante litteram’.

il ministro Sangiuliano e Dante

Oggi vogliamo metterne in risalto la visione politica, che, a nostro modesto avviso, contrasta parecchio con quanto affermato dall’attuale ministro della cultura del governo Meloni, Gennaro Sangiuliano, giornalista, saggista, politico italiano, il quale, del grande poeta, ha detto testualmente: ‘Quella sua visione dell’umano della persona, ma anche la sua costruzione politica, credo siano profondamente di destra’.

Non ci spieghiamo come il ministro Sangiuliano abbia potuto considerare il sommo poeta come il fondatore del pensiero di destra, dal momento che le categorie di destra e sinistra sono ben lontane dal quel periodo storico (1300), essendosi formate più o meno intorno alla Rivoluzione Francese (seconda metà del 1700).

Dante è essenzialmente un uomo del Medio Evo, un’epoca storica politicamente connotata dal dualismo tra Chiesa e Stato, generatore di conflitti mai risolti tra il potere spirituale proprio del Papa e il potere temporale proprio dell’Imperatore.

L’inizio del 1300 aveva assistito al massimo logoramento tra queste due istituzioni: l’Impero aveva perso completamente il dominio sull’Italia; la Chiesa, a sua volta, cercando di colmare il vuoto politico, era diventata sempre più mondana e corrotta.

In questa duplice decadenza il sommo poeta individuava le cause del traviamento dell’umanità ed auspicava, perciò, la restaurazione dell’autorità imperiale, che riportasse la pace, la giustizia, i buoni costumi, il rispetto della legge.

Dante, personaggio di spicco dell’epoca, considerò però i due poteri sempre distinti ed indipendenti, di uguale grandezza e di pari dignità, perché derivati da Dio e destinati a provvedere al bene materiale l’imperatore, al bene spirituale il Papa.

Dante e Papa Bonifacio VIII

Possiamo senza dubbia affermare che la concezione politica di Dante simbolicamente rappresentata con l’immagine dei ‘Due Soli’ (‘De Monarchia’) rispecchia fedelmente la massima evangelica ‘Date a Cesare quel che è di Cesare; date a Dio quel che è di Dio’ ed anticipa quello che Cavour sosterrà molto più tardi nel XIX secolo ‘Libera Chiesa in Libero Stato’.

E’ questa una concezione grandiosa, sicuramente utopistica e perciò irrealizzabile per quell’epoca in un’Italia, lacerata dall’odio tra Guelfi (sostenitori del Papa) e Ghibellini (sostenitori dell’Imperatore) e in una Firenze successivamente dilaniata, dopo la scomparsa dei Ghibellini, tra le fazioni dei Guelfi Bianchi (fautori dell’Imperatore) e i Guelfi Neri (fautori del Papa).

Al di là delle circostanze, che, a volte, lo spinsero ad assumere un atteggiamento ostile nei confronti di Papa Bonifacio VIII, che, approfittando del disinteresse degli imperatori di Germania per l’Italia, impose la sua supremazia su Firenze, causando l’esilio del sommo poeta, Dante non è né Guelfo né Ghibellino, né Bianco né Nero, ma è al di sopra della mischia, perché ammette la pari dignità del Papa e dell’Imperatore, del potere spirituale e di quello temporale.

La sua visione politica, certamente idealistica e utopistica, presenta, tuttavia, una nobiltà e una superiorità di intenti, che trascende il momento utilitaristico e l’interesse particolaristico e mira all’avvento di un mondo migliore, che dovrebbe essere l’obiettivo prioritario di ogni Politica, sia di destra che di sinistra.

1 COMMENT

  1. Brava cara Franca.Continua a scrivere perché Caivano ha bisogno della tua testa e pensante.Quanto al tentativo di sostenere che Dante sia un uomo di destra e non di uomo al di sopra delle parti, sta a mostrare la profonda ignoranza di chi lo sostiene.

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