Il Parco Verde sta morendo insieme alla sua scuola.

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Chi spera di poter vivere in un paese che sia a misura d’uomo deve visitare il Parco Verde di Caivano per rendersi conto del male di vivere dei bambini di un quartiere abbandonato a se stesso e capire cosa manca per poter avviare un percorso virtuoso finalizzato a liberare i bambini dal pericolo dell’emarginazione sociale che è particolarmente diffusa  in tale contesto degradato in cui abbondano criminalità e devianze.

infiltrazioni al Parco Verde

Le cosiddette abitazioni sono ormai fatiscenti e abitabili solo per modo di dire e restano solo in attesa della loro demolizione che, pur programmata dal governo regionale dell’epoca, sembra destinata a non essere realizzata, con sommo gaudio di chi trae vantaggi illeciti da tale inadempienza.

Ormai nessuno ricorda che il quartiere fu edificato in via transitoria, in attesa di una sistemazione più razionale dei fuorusciti da Napoli in seguito al terremoto dell’80. Quanto al verde attrezzato è del tutto assente e ci sta solo la rabbia di chi non può sottrarsi a difficoltà che diventano sempre più aggressive e perniciose. A ben riflettere i soli servizi pubblici visibili e riconoscibili dagli abitanti del quartiere, sono le forze di polizia impegnate nel lavoro di contrasto del malaffare e la scuola che è evanescente ed è sempre più vicina al collasso. Il resto è noia e chi dovrebbe fare, tira a campare  limitandosi a declamare risultati mirabolanti e mai realizzati con  una girandola inarrestabile di annunci e promesse sempre più prive di risultati.

Ancora una volta la sola voce che si leva a tutela degli abitanti del parco è il grido di dolore di Don Maurizio Patriciello, che purtroppo non è il sindaco del paese, ma solo il parroco della chiesa del luogo.

Chi si è preoccupato di documentarsi meglio sulle cose del Parco Verde ha scoperto che secondo quanto riferito dal Prefetto di Napoli al Ministro per gli Interni in una famosa relazione che portò allo scioglimento del consiglio comunale, nessuno sapeva e nessuno sa quanti abitanti vivono nel quartiere né è stato mai fatto il censimento dei residenti reali, con la conseguenza che l’evasione dall’obbligo di pagare le tasse comunali è particolarmente grande e non quantificabile.

Per approssimazione si sa che gli abitanti dovrebbero essere tremila e settecento circa, ma solo Dio sa chi sono e da quando vivono a Caivano. E si capisce che l’evasione scolastica, il malaffare e la morale familiare non è verificabile in una zona che vive al di la della legge.

E il comune che fa? Nicchia? Quanti assistenti sociali sono impegnati in tale lavoro? Dovrebbero essere assistiti dalla forza pubblica?

A quanto si sa nessun dipendente comunale a Caivano lavora all’integrazione dei nuovi caivanesi e alla lotta all’abbandono scolastico! Potrebbero farlo i lavoratori socialmente inutili? A quando i corsi di formazione per reperire le necessarie figure professionali da impegnare in modo produttivo?

A questa sedicente amministrazione di sinistra va ricordato che Carlo Marx, sicuramente uomo di sinistra, condannò l’uso scriteriato dell’assistenzialismo, definendolo pericoloso per le sorti della lotta del proletariato e che bene farebbe, l’attuale maggioranza traballante se si desse una mossa sul tema invece di dedicarsi solo ai giri di valzer che tanto male fanno a Caivano.

Quanto alla scuola primaria del quartiere, malgrado il lavoro meritevole del dirigente scolastico Perna e l’impegno dei docenti, è triste rilevare che iscritti alla scuola elementare del Parco Vede risultano solo 84 bambini a fronte dei 256 della vicina scuola di via Necropoli.  

Numeri che più di ogni denuncia dicono quanto sia fallimentare la politica della formazione primaria dell’attuale maggioranza al Comune. E’ indispensabile una inversione di rotta e porre al centro della politica locale la formazione dei giovani e dei bambini in età scolare. Perché è del tutto evidente che il bene scuola, nel Parco Verde è considerato un’inutile perdita di tempo a fronte di ben altre e remunerative attività illecite e sempre più spesso ben pagate da chi ne ricava vantaggi.

Allora dove è finita la lotta all’evasione e dispersione scolastica nel quartiere? Chi viene meno ai propri compiti? La scuola che non conosce neppure i nomi dei possibili evasori? Il Comune che non si è dotato di un servizio atto a rimuovere tale stato di disagio? I genitori che hanno una scarsa considerazione dell’utilità di un percorso di formazione che non sfoci in una possibilità di lavoro ben pagato?

Ai posteri l’ardua sentenza direbbe il Manzoni!

Certo è che il pericolo di devianza dei bambini è grave e nessuno può restarsene con le mani in mano. A cominciare da chi è preposto alla tutela del bene collettivo. Io so solo che la scuola non può essere lasciata sola e che bisogna assolutamente lavorare per far sì che possa continuare a operare in modo positivo in un quartiere apparentemente abbandonato a se stesso!

Quindi, meno giri di valzer e più impegno a favore dei cittadini incolpevoli!

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