Malasanità, giovane caivanese dopo 5 operazioni, rischia il trapianto di fegato

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villa-del-soleCASERTA – Un normale intervento chirurgico. Un’operazione assolutamente ordinaria alla cistifellea. Calcoli alle vie biliari da rendere inoffensivi. Era considerato un intervento chirurgico di routine anche 30 anni fa. Con questo spirito i genitori della 22enne R.C., di Caivano, si erano preparati ad assistere la propria figlia subito dopo l’operazione, già prevista e pianificata nella clinica Del Sole di Caserta ad opera dell’equipe del chirurgo Russo.

Ma qualcosa non è andata bene e subito dopo il primo intervento se ne sono resi necessari altri due, sempre alla clinica Del Sole, e sempre da parte della stessa mano chirurgica.

Vie biliari compromesse. Alla Clinica Del Sole, non nuova purtroppo a sfortunati incidenti di questo tipo, alzano le mani di fronte alla rabbia dei congiunti della ragazza.

Rapido consulto telefonico e nell’ospedale Civile di Caserta, un altro chirurgo molto conosciuto, cioè Luigi Casale si dichiara disponibile ad intervenire. I numeri di questa operazione sono raggelanti: ben 11 ore di sala operatoria e un esito tutt’altro che confortante. Altro intervento chirurgico sempre a Caserta e solo dopo 5 operazioni sulla scena interviene un epatologo di chiara fama.

La ricostruzione di tutto quello che è capitato non lo convince. A suo avviso il quadro clinico della ragazza necessitava di decisioni diverse. Intanto, a questo punto, i genitori della ragazza hanno già allertato un avvocato, il quale prepara le prime denunce, che arrivano sulle scrivanie della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che spedisce i carabinieri ad acquisire documenti clinici relativi a questa autentica via Crucis sia nella clinica Del Sole che nell’azienda ospedaliera S. Anna e San Sebastiano di Caserta.

Il clima attorno al letto di questa paziente, divenuta un’autentica patata bollente, diventa teso. Pare anche che ad un’infermiera scappi una frase assolutamente infelice sulle prospettive di vita della 22enne, la quale pur sedata riesce ad ascoltarla e la riferisce ai genitori, che a quel punto, con tutte le ragioni del mondo, danno di matto. Si tenta un trasferimento ad uno dei due policlinici universitari di Napoli, ma purtroppo lì il posto non c’è. Un letto, salta fuori, provvidenzialmente a Roma nell’ospedale Agostino Gemelli, dove la caivanese R.C. si trova ora ricoverata, sotto strettissima osservazione e con la prospettiva non certa, ma nemmeno remotissima di doversi sottoporre, a causa della sostanziale distruzione delle vie biliari, ad un trapianto di fegato.

Si tratta di una storia che farà discutere e che è destinata a generare altre polemiche sulla condizione in cui versa l’ospedale Civile di Caserta, che, a fronte di una governance, tesa esclusivamente all’azione di verifica dei processi amministrativi, affinché questi non siano più attraversati dagli interessi camorristico-malavitosi, sembra mordere paurosamente, spaventosamente, il freno per quel che riguarda la qualità dei servizi erogati al malato.

Articolo di CasertaCe del 19 agosto 2016

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