Storia e tradizioni. Gli antichi modi di dire napoletani

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In un articolo precedente, ho già evidenziato parte dei proverbi e dei modi di dire partenopei, ed essendone un cultore, ritengo doveroso ringraziare il giornalista e scrittore Sergio Zazzera per le sue innumerevoli ricerche e scritti su di essi. I modi di dire che vanno considerati come una delle espressioni più pregnanti della napoletanità. Incomincio “appriess venene e’ pezziente” e la risposta infastidita data da chi enumerando un elenco di persone o di cose è giunto al termine si senta domandare da un ascoltatore incontentabile “e appriess”? Fino ad un secolo fa, le famiglie più ricche usavano in occasione delle esequie di qualche loro congiunto, elargire un’offerta all’ospizio di San Gennaro dei poveri che in cambio inviava al seguito del corteo funebre una rappresentazione dei suoi ospiti, “e pezzienti”.

“Abbrucialo à barba e dic ca so stat j!” (Accendigli la barba e dici che sono stato io) così esclamava chi intendeva reagire ad accuse ingiuste che gli venivano rivolte. Infatti un forbito predicatore durante un’agonia avvicinava una candela accesa al crocefisso che reggeva in mano e si rivolgeva ad un ipotetico interlocutore esclamando: “Vedi questo chiodo fisso in questa mano? Lo hai conficcato tu, peccatore… E la corona di spine? Gliel’hai posta sul capo tu, gridò: “mo abbruci pur a barba e po’ dic ca so stat j!

“Nun sfruculià a mazzarella e’ San Giuseppe” è un modo di dire che risale al 700 quando al tenore Nicola Grimaldi gli fu venduta una delle tante false reliquie di moda a quell’epoca: il bastone di San Giuseppe che l’artista espose solennemente al pubblico e dalla quale più uno dei visitatori tentò di prelevare almeno una scheggia, al punto che un cameriere di casa, si doveva ricordare continuamente di non sfregolare la mazzarella di San Giuseppe.

Il modo di dire è rivolto anche ad un provocatore seriale. “Nun tutt e mal venen e t fann murì” (non tutti i mali vengono per nuocere) modo di dire, preso a prestito dall’artista Gaetano Pesce riferendosi all’attuale Covid-19, elencando in maniera canzonatoria le trasformazioni che il persistere dell’epidemia può trasformare il modo di rapportarci con gli altri e con l’ambiente.

Infatti, gli agglomerati urbani si stanno già trasformando in piccole repubbliche, per ogni grattacielo, o grande edificio, le varie amministrazioni fanno già circolare dei regolamenti interni per una maggiore sicurezza: consentendo un solo ingresso controllato, sopprimendo quelli secondari, nessun personale esterno chiamato per riparare dei guasti potrà entrare, salvo quello dell’edificio.

L’istituzione dei nuclei di polizia privata per l’ordine interno e la difesa dell’esterno nessun pacco potrà essere portato dagli addetti alle consegne direttamente al destinatario, ma solo quando quest’ultimo lo avrà riconosciuto virtualmente.

Le ditte di trasporto? Sono quelle con elicotteri, le quali porteranno le persone direttamente dagli aeroporti ai detti piani degli edifici. I negozi spariranno dalle strade per evitare assalti e ruberie, gli usurai potranno svolgere le loro mansioni su appositi tavolini davanti ai grandi centri commerciali assistiti da un giudice di pace, il quale stabilirà per ogni richiesta, l’importo da versare ogni mese sugli euro dati a strozzo, cifra che non può superare il 500%.

Concludo con un presto a risentirci augurandovi un Natale ed un inizio d’anno gioioso in casa.

 

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