Omicidio Antonio Natale, condannati gli imputati: il disappunto della famiglia

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È arrivata la sentenza di primo grado, per i quattro imputati coinvolti nell’omicidio di Antonio Natale, con circa 28 anni di reclusione per ciascuno. 

Chi era Antonio Natale

Antonio Natale, giovane di Caivano, il pusher che si era ribellato al clan, fu ucciso il 4 ottobre del 2021 su ordine del gruppo malavitoso del Parco Verde.

Come dichiarato dall’ onorevole Francesco Emilio Borrelli, sulla sua pagina Facebook: 

La corte d’Assise di Napoli ha condannato Emanuele D’Agostino ed Emanuele Ricci a 28 anni, mentre a Domenico Bervicato, Carlo Avventurato, Bruno Avventurato e Gennaro Pacilio, che in parte avrebbero collaborato alle indagini, è stata comminata una pena di 16 anni.

Una condanna, quest’ultima, che ha provocato la reazione della famiglia del giovane. «Proviamo un fortissimo disappunto – dice l’avvocato Maurizio Raggi – si tratta di una pena troppo favorevole rispetto alla loro collaborazione, che è stata limitata: hanno ammesso e confessato solo ciò di cui le forze dell’ordine e magistrati avevano già la prova inoppugnabile».

Secondo il legale, gli imputati «non hanno fatto rinvenire, ad esempio, tutti i proventi della loro attività criminosa, che si possono stimare in circa 2 milioni e mezzo di euro all’anno, frutti di illeciti ricavati dalle piazze di spaccio gestite». La famiglia, tramite il legale, si dice anche «sconcertata» del fatto che a tutti gli imputati siano state riconosciute indiscriminatamente delle attenuanti generiche dichiarate equivalenti rispetto alle aggravanti dei reati di 416 bis cp e articolo 7 legge Antimafia. L’omicidio di un giovane ragazzo di 22 anni non può essere punito in modo così lieve».