Vincenzo Spadafora da Cardito con la possibilità di diventare ministro

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Il ritratto sulle pagine de Il Corriere del Mezzogiorno di Vincenzo Spadafora infanzia a Cardito, hinterland napoletano, e le missioni all’estero. I rapporti con gli alti prelati e la Santa Sede

«Sono privo di laurea da esibire e non ho un lavoro stabile» ha rivelato ne «La terza Italia», il suo libro dedicato al volontariato. Ma i punti di contatto tra Vincenzo Spadafora 43 anni e Luigi Di Maio, 31, non finiscono qui. Il primo è nato ad Afragola, il secondo è cresciuto a Pomigliano d’Arco, distante appena 11 chilometri. Vincenzo è stato il primo garante per l’infanzia d’Italia e il più giovane presidente dell’Unicef. Luigi è il più giovane vicepresidente nella storia della Camera dei deputati e anche il più giovane candidato premier in assoluto (ha battuto pure Matteo Renzi).

Insomma, sembrava scritto nel destino che i due dovessero incontrarsi e fare un pezzo di strada assieme. Dall’aprile scorso Spadafora è diventato responsabile delle relazioni istituzionali di Di Maio. E adesso che dal palco di Rimini le web primarie a 5 Stelle hanno incoronato il «più democristiano tra i grillini», il nome di Vincenzo Spadafora torna a circolare come quello del suo scudiero più affidabile e potente. «Se vinceremo le elezioni, Luigino lo farà ministro» giura qualche pentastellato in preda all’entusiasmo.

Ma chi è veramente Vincenzo Spadafora?

«Sono figlio della terra dei fuochi, i miei primi 18 anni di vita si sono consumati tra Afragola, Cardito e Frattamaggiore — si racconta lui — A Cardito mamma ci barricava in casa perché la puzza dei roghi tossici rendeva l’aria irrespirabile». Un bambino molto sensibile che a dieci anni vuole entrare in seminario a Frattamaggiore. La precoce «chiamata» durerà pochi giorni, poi il piccolo Vincenzo tornerà agli affetti familiari. Ma la chiesa resta una presenza costante nella sua vita. «C’è un prete importante — spiega — don Ottavio de Bertolis, gesuita, studioso poliglotta, è il mio padre spirituale». Forse è proprio lui che gli fa maturare il desiderio di occuparsi degli altri, dei fanciulli bisognosi sparsi in ogni angolo della terra. A 21 anni, dopo il liceo classico e qualche momento di crisi personale, ritroviamo Vincenzo Spadafora missionario laico dell’Unicef. «Mi aveva chiamato a Roma l’allora presidente Arnoldo Farina». Sono gli anni dei viaggi in Sierra Leone, Guinea Bissau e Ruanda. Ma anche quelli dell’impegno politico. Prima come segretario particolare di Andrea Losco (Udeur) nel ‘98 presidente della Regione Campania. Poi come verde con Alfonso Pecoraro Scanio. Nel 2006 un riconoscimento importante: Francesco Rutelli, ministro per i Beni culturali lo mette a capo della sua segreteria. Vincenzo è un giovane brillante e preparato, con conoscenze che contano nel mondo dell’Unicef ma anche tra i gesuiti del Vaticano. Nel 2008 a fine giugno viene nominato presidente di Unicef-Italia.

Insomma, una carriera in rapidissima ascesa. Al governo c’è Silvio Berlusconi. Ma non importa. Spadafora riesce a intessere eccellenti rapporti con Mara Carfagna, ministra per le Pari opportunità. Nel novembre 2011 viene istituita in Italia la figura del garante per l’infanzia. Lui è lì, già pronto per il nuovo e prestigioso incarico. «Sono una testa dura — scrive ancora nel suo libro — convinto che in certe situazioni siano le persone a fare la differenza». Uno che non molla e che non ha mai nascosto il suo interesse per la politica che conta. Con qualche piccolissima disavventura: il nome di Spadafora finisce infatti nelle intercettazioni sulla cricca degli appalti romana (per carità, non è mai stato indagato). Solo che gli inquirenti annotano numerose conversazioni tra lui e Angelo Balducci, l’ex provveditore alle opere pubbliche del Lazio ed ex «gentiluomo» di Sua Santità in Vaticano, finito nei guai con il costruttore Diego Anemone. Il figlio di Balducci ottiene anche uno stage pagato all’Unicef. Poi tutto passa. Nel 2010 il Pd indica Spadafora presidente delle Terme di Agnano e lui torna per un po’ a Napoli.

Gli ultimi anni

Ma gli ultimi anni lo vedono sempre più vicino al Movimento 5 Stelle e a Di Maio in particolare. Spadafora diventa l’uomo ombra del numero due della Camera. Lo accompagna all’Università di Harvard; lo «scorta» a Londra nell’aprile 2016 nel «pranzo con i vertici della Trilateral» che provoca le proteste dei duri e puri del Movimento. E ancora, in un altro viaggio strategico in Israele. Infine, gli apre le porte del Vaticano e lo presenta al clero che conta: Di Maio partecipa prima alla messa di Pasqua, poi al forum «Laudato sii» sull’ambiente. «Nessun mistero — dice — sono sempre stato cattolico». E Spadafora, accanto a lui, sorride compiaciuto .

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