Elezioni del 25 settembre, ceto medio e poi ?

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di Giuseppe Costantino –  Socialista non pentito

Il prossimo 25 settembre in Italia si voterà per il rinnovo del parlamento. Si tratta di un importante appuntamento, in cui si testa la solidità del nostro regime democratico e il grado di validità del nostro modo di organizzare la vita del paese, il relativo grado di gradimento dei cittadini, nonché decidere con quale maggioranza parlamentare sorreggere il prossimo governo.

Io sono molto perplesso sul momento scelto e sulla opportunità di tali elezioni, considerato che  l’attuale  “sistema Italia” sembra più una manifestazione di voglia  autocratica e referenziale della classe dirigente, che una forma partecipativa dei cittadini che sia accogliente per i bisogni della gente.

Perciò ormai da molto tempo ascolto con disinteresse le giaculatorie dei tanti Soloni della politica attuale e sempre più ne osservo i difetti e le furbate. Gli interventi pubblici dei candidati dei vari partiti somigliano più a veri e propri distrattori di massa che possibili soluzioni dei problemi trattati, risultando perciò lontani dagli interessi reali della gente. Ne consegue che chi si interessa alle vicende della campagna elettorale deve prendere atto che gli interessi reali della comunità non vengono affrontati in modo coerente. Insomma la campagna elettorale più che fare chiarezza sulle cose da fare, sembra una grossa giaculatoria che mischia le carte e confonde gli elettori.

Dato che la confusione è sovrana, molti cittadini sono ancora incerti sulla decisione da assumere. Vorrebbero sapere, invano, se  il governo Draghi è caduto per la volontà di forze politiche interne ed esterne ad esso, o come sarebbe stato logico per incapacità. E, in tal caso, i nuovi governanti cosa vogliono fare in caso di successo. Naturalmente non per sé, ma per la gente. Ma, mentre tutto tace sui propositi reali dei partiti, su tale questione è caduto un silenzio tombale. Il governo sfiduciato non si sa perché, poi è stato lasciato solo a gestire una fase complicata  e  per l’inflazione e per il perdurare di una guerra ingiusta e criminale. Da qui gli opportuni interventi del governo a mezzo servizio volti a mitigare gli effetti nefasti di una situazione drammatica che penalizza in modo pesante le imprese, i ceti più deboli e, in modo pesante, il ceto medio che è l’asse portante della nostra comunità.

                Premesso che per i poveri e le imprese si fa qualcosa,

      per il ceto medio che viene fortemente impoverito cosa si fa? Nulla o poco!

E qui cominciano le dolenti note!

Insomma il ceto medio è chiamato a pagare tasse invise e persecutorie, stante la mancata riforma fiscale e l’ingiusta applicazione  del criterio di erogazione dei sostegni.

Infatti relativamente ai bonus erogati o annunciati sembra che i percettori di reddito fino a 35 mila euro annui siano bisognosi e tutti gli altri no.

                                               Insomma

SI continua a tenere in conto solo gli interessi di quanti hanno retribuzioni insufficienti a fronte di un lavoro spesso penoso e logorante e dei percettori del reddito di cittadinanza che tanto malcontento suscita in chi è chiamato a pagarlo con tasse che appaiono sempre più inique. Perché non adottare un criterio progressivo grazie al quale chi più ha meno riceve senza escludere a priori quasi tutto il ceto medio che è chiamato poi a pagare i debiti contratti? A quando la revisione del sistema fiscale e l’introduzione del cuneo fiscale?

Non sarebbe corretto aiutare solo i poveri veri e chi lavora con paghe basse e non i nullafacenti per scelta?

E’ importante aiutare chi è in difficoltà non per sua colpa o perché mal retribuito o impossibilitato a lavorare, ma non tutti in maniera indiscriminata per creare tanti clienti elettorali a spese degli altri. Tale onere non deve continuare a cadere  sulle spalle di chi con merito e sacrificio lavora e produce in maniera positiva anche per le casse dello Stato. A tal proposito mi piace ricordare che nell’antica Roma il sistema censitario accordava il diritto di voto solo a chi, in caso di necessità finanziaria dello Stato, partecipava alle spese pubbliche con il versamento delle tasse. Perché non estendere tale modus operandi ai tempi attuali magari estendendolo a quanti si siano macchiati di reati infamanti come lo spaccio di droga, reati contro il patrimonio e simili? Allo stato so solo che mentre Dini, ( il magnifico ex capo del governo) continua a percepire una pensione che si aggira sui 50.000 mila euro mensili, chi  potrebbe continuare a vivere senza affanni molesti grazie al cumulo della propria pensione con quella del coniuge defunto,  la riceve  tagliata della metà in maniera discriminatoria e illecita, ma come colmo della pervicacia dei nostri governanti, calcolata per intero nella quantificazione del reddito che li esclude dal godimento di tutti i bonus.

Furbata o meccanismo che tutela i veri ricchi a danno degli altri?

Su questi argomenti i vari partiti di sinistra, destra, e centro cosa dicono? Nulla?! E allora? Che si faccia sentire, con il non voto,  la presenza di un ceto medio attento e non intenzionato a subire ancora i soprusi chi quanti con il gioco delle tre carte continuano a perpetuare un potere ingiusto e dannoso.

 

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