L’amministrazione a casa per tante inadempienze

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(Comunicato congiunto degli ex consiglieri De Lucia, Del Gaudio e Ponticelli G.)

La revoca della fiducia a Enzo Falco mediante le dimissioni collegiali dei consiglieri comunali non è stato un atto improvviso e immotivato.

Già dopo pochi mesi di (mal)governo comunale i consiglieri si erano recati dal notaio per le dimissioni collegiali ma la strana presenza di personaggi in motocicletta aveva indotto al ripensamento alcuni di loro.

Comunque la cacciata dal municipio trova origine in una lunga serie di inadempienze, incapacità e in discutibili atti amministrativi. Per brevità ne citeremo qui solo due.

delphinia
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– (1) Un esempio di quello che si doveva fare e non si è fatto

La grande struttura degli impianti sportivi ex-Delfinia era in iniziale stato di abbandono già all’inizio dell’amministrazione da poco cacciata via dal Municipio. Però nell’ottobre 2020, dopo una corretta procedura di gara avviata dal Commissario Prefettizio Mone, vi era una proposta di project financing per 2,4 milioni che prevedeva il ripristino completo della struttura, la costruzione di una nuova piscina da 50 metri e di uno spettacolare acquascivolo. Il progetto era stato dichiarato vincente dal Provveditorato ma il contratto non fu mai firmato dal Falco per motivi ignoti (che la magistratura contabile dovrebbe accertare per il grave danno apportato al comune). Infatti, in tre anni oltre a tale omissione non vi è stata la capacità o la volontà di produrre atti ordinari o straordinari che fossero utili per la riattivazione della struttura. Per di più, in tale periodo la struttura non è mai stata oggetto di custodia e manutenzione e il degrado si è aggravato enormemente. Un clamoroso grido di allarme fu lanciato da don Maurizio Patriciello che segnalò oltre alle crescenti vandalizzazioni anche una fortissima perdita d’acqua dovuta alla completa disattenzione degli amministratori. Nella struttura poi, essendo rifugio per tossicodipendenti, fu ritrovato il cadavere di uno di loro in avanzata decomposizione e per tale tragico evento il complesso fu sottoposto a sequestro giudiziario. Le omissioni o trascuratezze nella custodia della struttura continuarono e, nonostante il sequestro giudiziario, nei locali devastati – è storia recentissima – sembra siano stati commessi stupri collettivi a danno di due minorenni di circa 11 e 13 anni!

A seguito di questi clamorosi eventi, per i quali Caivano è al centro dell’attenzione di telegiornali, quotidiani e di discussioni pubbliche nazionali, è addirittura venuto a Caivano mezzo Governo e molte autorità con l’impegno che gli impianti sportivi sarebbero stati ripristinati, riattivati e custoditi sotto la diretta responsabilità e gestione del Governo e di chi dallo stesso incaricato. In pratica il Comune di Caivano è stato giustamente esautorato dalla gestione e dalle responsabilità relative agli impianti sportivi ex-Delfinia per la manifesta e continuata incapacità di gestire gli stessi.

E’ uno schiaffo clamoroso e un implicito fortissimo atto di accusa da fonte autorevolissima contro le clamorose omissioni e carenze della cacciata amministrazione e di certo non contro l’attuale Commissario Prefettizio, insediatosi da pochi giorni, o contro quelli che hanno sollevato dall’incarico di primo cittadino chi non era capace di onorarlo.

 

– (2) Un atto che si è tentato di fare e non si doveva fare

La palazzina comunale di via Di Giacomo, in base a logica decisione del Consiglio Comunale, doveva essere venduta e quanto ricavato doveva essere utilizzato per altre esigenze pubbliche. Gli appartamenti, per diritto di prelazione, sarebbero stati venduti con prezzo economico agli stessi inquilini, e il ricavato – circa 500.000 euro – sarebbe stato utilissimo per il Comune.

Che cosa si è tentato di fare, mediante una procedura ancora in corso?

Presentare un progetto per una radicale manutenzione dell’immobile con un costo di circa 900.000 euro!!!, utilizzando fondi del PNRR. E’ da precisare che tali fondi non sono regali ma prestiti a condizioni favorevoli che però è necessario rimborsare.

Con quale logica amministrativa invece di vendere un immobile non funzionale per gli interessi primari dell’Ente ricavando introiti utili per altri usi, si è preferito voler investire una cifra largamente superiore al valore dell’immobile per una manutenzione straordinaria?

Inoltre dove è la delibera di Consiglio Comunale che annulla la precedente decisione di vendita dell’immobile? Chi ha deciso per tale violazione della volontà comunale a danno degli interessi dell’Ente? La decisione è stata approvata dai Revisori dei Conti? Vi è consapevolezza che tali azioni possono essere oggetto di sanzioni da parte della Corte dei Conti?

 

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