“Le scuole chiuse sono una ferita per tutti noi” (Sergio Mattarella)

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Questa espressione forte, quasi un grido di dolore del Presidente della Repubblica, sempre attento e sensibile alla vita dei cittadini italiani, nonché l’accesso dibattito sul futuro prossimo della scuola, messa a dura prova dalla terribile pandemia, hanno suscitato in me una serie di riflessioni.

Avevamo notizie di epidemie dalle pagine della letteratura (Boccaccio, Manzoni) e dal racconto dei nostri genitori e nonni (la terribile spagnola che seguì la grande guerra). Mai avremmo, però, immaginato un’esperienza così diretta di un evento, prima sottovalutato anche dalla scienza, e poi emerso in tutta la sua drammaticità e pericolosità.

In questa sede, da donna che ha vissuto nel mondo della scuola una vita intera, sento il bisogno di esprimere tutto il mio rammarico ed il mio dolore per il venir meno di un’opportunità di formazione e di socializzazione rappresentata dalla scuola.

Consapevole dell’estrema necessità della chiusura delle scuole, perché la vita e la salute sono diritti fondamentali ed inviolabili, che vanno salvaguardati con ogni mezzo da chi ha responsabilità politiche, ho sinceramente apprezzato molto tutte le opportunità messe in atto sia dal governo che dalle scuole e dai docenti con l’insegnamento a distanza, che ha garantito, anche se non sempre, un dialogo educativo e la trasmissione di contenuti culturali.

Scuola ‘Milani’ anno 2000

Mi rendo conto, però che tutto ciò non può bastare e non può durare a lungo.

Opportunamente il presidente Mattarella affermava che la scuola non solo è il luogo dell’apprendimento, ma anche della socializzazione, della formazione, dello sviluppo della personalità.

Oggi è ormai invalsa l’opinione che si può apprendere tranquillamente attraverso il web; attualmente internet contiene di tutto , di più, in maniera però indifferenziata, omologata.

Qualcuno potrebbe obiettare: “A che servono i professori? A che serve il maestro?”. La mia memoria corre a quel “Mai più maestri” che si leggeva nel ’68 sul muro della Sorbona di Parigi o ad alcune scuole di pensiero, per cui si possono tranquillamente eliminare quei luoghi dove ci si incontra e si dibatte, per privilegiare l’insegnamento a distanza, reso possibile dallo sviluppo della tecnica, che renderebbe gli studenti più autonomi e responsabili del loro apprendimento.

Certamente la scuola oggi non abbonda di buoni maestri: le scarse risorse destinate alla formazione, all’edilizia scolastica , alla ricerca, le riforme spesso cervellotiche che si susseguono incessantemente, stanno rivelando tutte le loro nefaste conseguenze. Non si può però rinunciare a figure che, in presenza, stimolino al dialogo, suscitino curiosità intellettuale, inquietudine della ricerca, spirito critico e contribuiscano, così, alla formazione di persone mature e consapevoli.

Questo è il compito del maestro, di colui che “insegna”, che “lascia il segno”, secondo l’etimologia della parola. Quanti di noi riconoscono un tratto specifico della loro personalità, mutuato da un insegnante particolare, che ci ha catturato, che è stato per noi punto di riferimento, che abbiamo imitato!

Né il computer, né internet, né il web potrà darti l’ebrezza di un incontro, di un dialogo , in cui ,chi è deputato alla tua formazione, ti guarda , ti scruta, ti legge dentro, per fare in modo che tu possa dare il meglio di te stesso.

La maieutica di Socrate è ancora attuale.

Ciò avviene nella classe , che è il luogo fisico dove si verificano e si vivono i rapporti interpersonali, perché la scuola è anche dimensione sociale.

classe musicale scuola’Milani’ primi anni 2000

Sin dalla più tenera età il bambino deve uscire dalla realtà, spesso ovattata, della famiglia, confrontarsi con gli altri e cominciare a sviluppare, sia pure con opportune tappe, la sua dimensione sociale, prepararsi alla vita futura di cittadino consapevole dei diritti e dei doveri e capace di assunzione di responsabilità.

La scuola, quindi, insieme alla famiglia, è il più importante banco di prova per lo sviluppo di una personalità corretta ed armoniosa, e trova linfa vitale nei rapporti umani, tra i compagni, e tra allievi ed insegnanti.

Ecco perché auspico vivamente che, sia a livello politico che a livello scolastico, si faccia di tutto, salvaguardando ovviamente l’incolumità e la salute di tutti gli utenti del servizio scolastico, perché i ragazzi possano tornare sui banchi della scuola e far risuonare del loro allegro vociare quei luoghi che oggi sono vuoti e tristi.

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