Se non esistesse il concetto di famiglia, secondo lo scrittore Roberto Saviano, non esisterebbero le organizzazioni criminali, lo dichiara sul Corriere della Sera parlando di Maria Licciardi la “piccerella” della camorra.
Un’espressione davvero dura da non lasciare indifferenti gli esponenti della lotta anti-camorra, come Padre Maurizio Patriciello, che in un post sulla sua pagina Faceboook, prima invita lo scrittore a fare una visita a Caivano, asserendo: “ Il Padre Mauro” di cui parla Roberto Saviano in “Gomorra” sono io. Saviano ha il merito – insieme a tanti altri- di avere acceso i riflettori sullo sciagurato dramma della camorra. Non condivido la sua ricetta: “ Quando mi chiedono quando finiranno le mafie, rispondo quando finirà la famiglia”. Invito Saviano a tornare nel Parco Verde, in Caivano, dove la famiglia rimane, tante volte, l’unico baluardo per impedire ai giovani di finire tra le grinfie malefiche della malavita, della droga, della disperazione. E si fa carico dei vecchi, evitando loro di morire soli e abbandonati. Vieni, Roberto. Sarà bello e interessante per tutti un confronto serio e onesto fatto proprio con le famiglie di cui parliamo. Ti prego di credere che in questo invito non c’è la minima ombra di ironia. Padre Maurizio Patriciello”.
Poi, il parroco approfondice la questione con un post sulla mafia e la camorra e sul rapporto interrelato tra famiglia, istituzioni e devianza. Un ciclo di corruzione senza fine, dove i primi ad essere collusi sono proprio i colletti bianchi, e se da un lato esiste un mercato che smercia prodotti della camorra, dall’altro, ci sono acquirenti sempre pronti a farne uso.
Ovviamente, si tratta di dinamiche presenti in tutte le realtà territoriali, ma che sicuramente qui a Caivano, vanno oltre ogni possibile aspettativa. Il discorso di Padre Maurizio non esclude il concetto di famiglia, che Saviano mette in crisi con digressioni ridondanti rispetto all’argomento “camorra”, mentre Don Maurizio ne fa un’elucubrazione etica, quando parla di “utero in affitto”, tema caldo e scottante per la Chiesa, e che trova terreno fertile in un discorso molto più ampio.
Insomma, sembra che il concetto di famiglia inserito nel contesto “camorra”, in un modo o nell’altro, debba essere messo al centro delle discussioni di due giornalisti, nonché due personaggi pubblici, che cercano di dare spiegazioni alle proprie tesi, trascurando però che la famiglia rappresenti tutta la struttura della società non solo l’organizzazione della camorra, nè soltanto una parte della bioetica. Quindi l’argomento è molto più ampio rispetto a quanto dibattuto.
Nel frattempo, il popolo del web sposa cause diverse, c’è chi sostiene che Roberto Saviano odi la famiglia, chi invece sia uno scrittore raffinato ed arguto. Don Maurizio, da sacerdote, sente di richiamare a sè i valori della cristianità e lo fa in questo post:
Ecco il post originario di Padre Maurizio:
“Maria Licciardi, chi è costei? Roberto Saviano, in un articolo apparso sul ‘Corriere della Sera’, la fa conoscere anche a chi di malavita organizzata non s’interessa troppo. Licciardi, infatti, è una boss della camorra napoletana. Una criminale «più pericolosa di Matteo Messina Denaro», la descrive Giuseppe Misso, collaboratore di giustizia.
Una donna intelligente, scaltra, sanguinaria, che insieme ai fratelli ha sparso terrore e sangue. Arrestata, scarcerata, latitante, riacciuffata pochi giorni fa. Una storia squallida la sua, come quella di tutti gli affiliati. Una vita passata ad arraffare e accumulare illecitamente tanto denaro di cui mai potrà goderne. Giornate vissute tra rabbia, odi, ipocrisie, menzogne, incubi di finire al 41bis o di essere ammazzata. Una vita sprecata, quella di Maria. Saviano scende nei dettagli e di lei ci fa conoscere parentele, amicizie, inimicizie, alleanze e tante altre noiosissime cose.
Le noiose dinamiche della camorra
Dico noiosissime perché, in fondo, le dinamiche della camorra sono sempre le stesse. Si fanno accordi, si litiga, si tradisce, ci si ‘scinde’, si uccide, si viene uccisi.
Le alleanze si disfano, gli amici diventano nemici, i capi invecchiano, i giovani come puledri scalciano. E iniziano le guerre. Guerre intestine che sovente sono note solo agli adepti e agli inquirenti; altre volte, invece, esplodono all’esterno e coinvolgono tutto e tutti. Un uragano. Sono quelli i momenti in cui la camorra si fa più violenta ma anche più stupida e fragile.
Il denaro e il potere, ne vanno tutti pazzi
Alla base di tutto ci sono la bramosia per il denaro e per il potere. I camorristi ne vanno pazzi. Li cercano, li vogliono, li bramano. E quando li hanno ottenuti precipitano in quel delirio di onnipotenza che si rivelerà il loro tallone di Achille.
Denaro e potere, come due vecchi compari ubriachi, si tengono per mano, barcollano, si abbracciano, si sorreggono. Stanno o cadono insieme. L’uno è causa ed effetto dell’altro. Le mafie sono uno dei cancri – non il solo – della nostra società.
A Saviano va la nostra riconoscenza per il lavoro svolto in questo campo. Un articolo, dunque, su Maria Licciardi e la sua famiglia di sangue e di violenza. Ma, ecco che, con un inaspettato colpo di coda, lo scrittore s
mette i panni del giornalista e indossa quelli dell’ideologo: «Quando mi chiedono quando finiranno le mafie rispondo quando finiranno le famiglie.
Quando l’umanità troverà nuove forme di organizzazione sociale, nuovi patti d’affetto, nuove dinamiche in cui crescere vite». Si rimane basiti. È partito dall’arresto di una nota criminale per sferrare un attacco alla famiglia? È proprio vero, la lingua batte dove il dente duole.
Converrebbe ricordare, tra l’altro, che se le mafie si sono arricchite a dismisura con il traffico di droghe e di donne destinate al mercato della prostituzione è perché milioni di persone ‘perbene’ fanno uso delle une e delle altre.
Se non si riesce a estirpare il cancro maledetto delle mafie è perché l’asfissiante abbraccio mortale con i colletti bianchi e i danarosi moralmente miseri non è mai venuto meno. Certo, tutto si può regolamentare. Potremmo esporre in vetrine le prostitute come in Paesi definiti ‘più avanzati’ e rendere legali le droghe, ma non avremmo risolto il problema.
Ben altra chiusura meritava quell’articolo. Meglio, a riguardo, rifarsi ai libri di Isaia Sales e di tanti altri scrittori che hanno affrontato la questione. Conoscendo, purtroppo, la simpatia di Saviano per l’utero in affitto – obbrobrio tra i più odiosi che si consuma, ancora una volta, soprattutto sulla pelle delle donne povere e dei bambini venduti e comprati come merce – mi domando se alludesse a questo lo scrittore quando parla di «nuove dinamiche in cui crescere vite».
Ci vuole davvero una grande dose d’ingenuità – ingenuità che chi ha imparato a conoscere il cuore dell’uomo non possiede – per credere che con il lucroso commercio delle industrie dei bambini ‘fabbricati‘, e offerti a facoltosi acquirenti, le mafie sarebbero sconfitte. Per illudersi che la bramosia per il denaro e per il potere sarebbero spente.
Per pensare che i cuori degli uomini sarebbero purificati come per incanto. A supporto della sua tesi, Saviano, chiama Andrè Gide: «Famiglie! Focolari chiusi; porte serrate; geloso possesso della felicità, vi detesto».
Che dire? Gide e Saviano detestano la famiglia. Lo abbiamo capito e ce ne dispiace. Fatti loro, verrebbe da dire. A ognuno le sue esperienze, i suoi affetti, le sue idee. A nessuno però è concesso di calunniare la famiglia – le nostre famiglie! – che nonostante i limiti di ogni realtà umana, resta la prima fonte di vita, di relazioni, di crescita umana e spirituale per ogni essere umano. Maurizio Patriciello.